Coronavirus, colchicina: a cosa serve e come può aiutare i malati
Il nuovo farmaco al centro di uno studio italiano per il trattamento dei pazienti positivi
Dopo la clorochina, nell’ultima settimana si è parlato di colchicina come alleato per combattere il coronavirus. Questo perché al centro di un nuovo studio, autorizzato dall’Agenzia italiana del farmaco, per la sperimentazione dei farmaci per il trattamento di Covid-19.
Ma cos’è la colchicina? Tecnicamente è un alcaloide (ossia un composto organico contenente azoto, di origine naturale) e, spiega il sito dell’istituto clinico Humanitas, si trova nelle medicine utilizzate contro gli attacchi di gotta. Viene usata anche per curare la febbre mediterranea familiare.
Ci sono però dei punti interrogativi intorno alla colchicina. Per esempio, l’esatto meccanismo di funzionamento non è noto, ma si sa che agendo su alcune proteine all’interno dell’organismo può alleviare i sintomi della gotta.
La colchicina si assume per via orale sotto forma di compresse o capsule. Può, però, essere somministrata anche tramite iniezioni direttamente in vena.
Ci sono, come per tutti i farmaci, degli effetti collaterali. La colchicina può rendere più sensibile alle infezioni. Per questo è importante evitare il contatto con persone alle prese con malattie infettive e informare il medico in caso di febbre, mal di gola, rash o brividi.
Inoltre, il farmaco può abbassare le piastrine, esponendo a un maggior rischio di lividi e emorragie. Per questo è bene contattare un medico anche in caso di feci scure o con sangue al loro interno.
Fra gli altri possibili effetti collaterali sono inclusi diarrea, nausea, mal di stomaco e vomito.
La colchicina non deve essere assunta nel caso in cui si soffra di disturbi epatici o renali.
Colchicina, come può aiutare i malati affetti da Covid-19
L’idea alla base dello studio autorizzato dall’Aifa è che la colchicina sia in grado di bloccare l’infiammazione a monte, inibendo non una ma diverse citochine.
Lo spiega Francesco Ferrara, farmacista ospedaliero della USL Umbria 1 di Perugia, ad Aboutpharma: “Il problema del coronavirus non è tanto la fase iniziale virulenta di attacco, ma la fase successiva di infiammazione innescata da SarsCov-2, che porta a eventi polmonari e quindi a morte”.
L’intuizione della colchicina arriva dal fatto che “abbiamo pensato a come bloccare, farmacologicamente, sul nascere l’infiammazione causata da Sars-Cov-2 – precisa Ferrara -. Il modello di studio è quello della febbre mediterranea familiare, malattia rara in cui la colchicina è di fatto la terapia di prima linea ed è salvavita”.
Quindi, la colchicina potrebbe essere utile ai pazienti Covid-19 per bloccare a monte l’infiammazione.
Ferrara spiega poi l’importanza dei farmaci in attesa del vaccino: “Ci vuole tempo per creare un nuovo antivirale o un vaccino efficace contro il Sars-Cov-2. La priorità ora è evitare i decessi. Se teniamo a bada questa reazione immunitaria, forse il decorso della malattia potrebbe andare diversamente”.