Palermo, calci e insulti nella casa di riposo lager: 6 arresti
Palermo, 6 arresti: violenze fisiche e psicologiche ai danni degli anziani
“Se tu ti muovi di qua ti rompo una gamba, cosi la smetti. Devi stare zitta, muta. Devi morire, buttare veleno…”. Era un vero e proprio regime di terrore quello instaurato nella casa di riposo ‘Aurora’, a Palermo, dall’amministratrice Maria Cristina Catalano e da 5 sue dipendenti, tutte finite in carcere. Lo rende noto l’Ansa.
Maltrattamenti e violenze inaudite nei confronti di anziani inermi picchiati con calci, schiaffi, colpi di scopa, perfino legati alle sedie per impedire loro di muoversi.
Un campionario di crudeltà documentato in due mesi dalle immagini delle telecamere piazzate di nascosto dai militari della Guardia di Finanza nell’ospizio lager.
Oltre alle violenze fisiche i degenti venivano anche insultati e sottoposti a continue mortificazioni psicologiche: “Sei una schifosa, devi dire che fai schifo” viene detto a una anziana che si lamenta.
Insulti accompagnati dalle immancabili percosse fino a costringere la poveretta a ripetere “basta, faccio schifo..” e a schiaffeggiarsi da sola pur di fare cessare quella persecuzione insopportabile.
Emblematiche anche le parole dell’amministratrice della casa di riposo in occasione del soccorso prestato inizialmente ad una degente, poi deceduta: “Ti dico che io in altri periodi avrei aspettato che moriva perché già boccheggiava… lo ripeto fosse stato un altro periodo non avrei fatto niente, l’avrei messa a letto e avrei aspettato. Perché era morta”.
Non è un caso dunque che il Gip, nell’ordinanza segnali “l’urgenza di interrompere un orrore quotidiano” evidenziando come “l’indole criminale e spietata degli indagati impone l’adozione della custodia cautelare in carcere ritenuta l’unica proporzionata alla gravità e alla immoralità della condotta e l’unica a contenere la disumanità degli impulsi”.
Le 6 donne arrestate sono accusate a vario titolo di maltrattamenti ai danni di anziani, bancarotta, riciclaggio e autoriciclaggio.
Oltre all’amministratrice Maria Cristina Catalano, 57 anni, in carcere anche Vincenza Bruno (35 anni, coadiuvava l’amministratrice) e le dipendenti Anna Monti (53 anni), Valeria La Barbera (28), Rosaria Florio (42) e Antonina Di Liberto (55).
Quest’ultima è stata anche denunciata per truffa insieme al compagno, che percepisce il reddito di cittadinanza con false dichiarazioni.
Per quanto riguarda i reati fallimentari, è stata dimostrata la continuità aziendale di tre società che, a partire dal 1992, avrebbero gestito ininterrottamente la casa di riposo.
Secondo quanto hanno accertato gli investigatori, la Catalano, indicata come la mente del disegno criminale, poteva contare su alcune ‘teste di legno’ che sarebbero stati formali amministratori e su soggetti compiacenti, tra cui un impiegato comunale, tutti indagati.
La gestione della struttura è stata affidata a un amministratore giudiziario.