Corona Party, le feste nei locali dell'Alto Adige per contagiarsi col Covid: le testimonianze
Un fotografo locale ha raccolto i racconti sulle feste dove infettarsi per ottenere il Green pass senza vaccino
La scoperta è stata denunciata in questi giorni dal vice coordinatore dell’unità Covid dell’azienda sanitaria di Bolzano, Patrik Franzoni, ma il fenomeno dei “Corona party” in Alto Adige va avanti da mesi e non solo nelle case private. A raccontarlo al Corriere della Sera è il fotografo freelance altoatesino Andrea Pizzini, che ha raccolto le testimonianze dei contagiati in queste feste organizzate in presenza di un positivo al Covid-19, con l’obiettivo di essere infettati in modo lieve, per poi guarire e ottenere il Green pass senza sottoporsi al vaccino.
Corona Party, le feste nei locali dell’Alto Adige per contagiarsi col Covid: il fenomeno
Un espediente pericoloso, tanto che nelle provincia autonoma di Bolzano, già al limite dei posti letto occupati da pazienti Covid, non sono pochi i ricoverati dopo aver preso parte a questi incontri.
“Nelle valli ci sono anche locali, bar, dove si entra liberamente e non è mai stato chiesta la carta verde. Si trovano anche lì dentro, non solo nelle case private. Il green pass li ha messi alle strette, alcuni quindi hanno deciso di prendere questa strada” spiega Pizzini.
“Stanno semplicemente insieme un paio d’ore a bere birra sapendo che non rispettando le distanze ci si contagia. O scelgono quei luoghi che diventano spazi di ‘contagio programmato’” racconta ancora.
Corona Party, le feste nei locali dell’Alto Adige per contagiarsi col Covid: il racconto
Il fotografo quarantenne, che documenta da tempo l’emergenza nelle terapie intensive altoatesine, ha riportato in alcune interviste chi, allettato in reparto, gli ha confessato che è stato “un grave errore” prendere parte a queste feste.
Tanti altri secondo l’esperienza di Pizzini rimangono invece ancora ostinati No vax nonostante il ricovero: “Almeno una trentina, alcuni ossigenati, altri in terapia intensiva. Una piccola parte dice che ha sbagliato ma non lo racconta in camera perché si vergognano o perché tutto il loro ambiente, famiglia, amici, è No-vax.”
“Sono sempre delle valli – ha aggiunto il fotografo. Ammettere in camera che si sono sbagliati per loro significa mettersi contro tutto il loro mondo e non lo fanno“.
“Quanto senti di un Corona party in qualche zona dopo due o tre settimane tu vedi in corsia in pazienti di quella zona – ha spiegato ancora Pizzini – a volte sono gli stessi che sono andati al party, più spesso i genitori o gli anziani che vivono con loro. Alla fine sono quelli che pagano il prezzo più alto”.