Conte risponde a Grillo e agita la scissione nel M5S: "Non resto se c'è un sopraelevato", a ottobre il bivio
Guerra intestina nel M5S: Grillo e Conte ai ferri corti sul limite dei due mandati. Il fondatore attacca e il presidente annuncia la possibilità di lasciare
Potrebbe restarne soltanto uno: la lotta intestina nel M5S continua e con una serie di duri botta e risposta Giuseppe Conte e Beppe Grillo si sono sfiduciati a vicenda. L’ultimo pizzino politico arriva da Conte, che replicando all’attacco del fondatore arrivato alcuni giorni prima ha messo i puntini sulle i: “Nessuno può dirci cosa discutere, non resto se c’è un soggetto sopraelevato nel M5S”. Intanto si avvicina il bivio politico, con l’assemblea costituente del 19 e 20 ottobre.
Grillo VS Conte
I rapporti fra Conte e Grillo erano freddi già da qualche tempo: “Non ci siamo più sentiti, non mi ha più chiamato, forse doveva andare così”, ha ammesso lo stesso “avvocato del popolo”.
Poi, improvvisamente, i rapporti si sono surriscaldati con una serie di frecciatine reciproche che settimana dopo settimana sono diventate vere e proprie bordate.
Nella combo, Beppe Grillo e Giuseppe Conte.
Tutto è iniziato in estate, quando Grillo ha rilasciato un’intervista che era un vero e proprio messaggio a Conte. Il diretto interessato si è detto “sorpreso” da Beppe Grillo e dalla sua “volontà di porre paletti”.
Da parte di Grillo l’apice si è raggiunto quando lo scorso 6 settembre dalla prima pagina del blog ha accusato Conte di voler “abbattere il partito”, rivendicando per sé il ruolo di “garante” riconosciutogli dall’articolo 12 dello statuto.
La replica, durissima, di Conte è arrivata due giorni dopo con un aut-aut lanciato agli elettori dalla festa del Fatto Quotidiano.
“Andiamo avanti, ma non è una questione Grillo-Conte semmai Grillo-comunità”, ha commentato il presidente pentastellato che non accetta diktat su quelli che il comico chiama “principi insostituibili”.
I principi del M5S
I principi oggetto del braccio di ferro sono tre: simbolo, nome e limite dei due mandati (in passato aggirato con il cosiddetto “mandato zero”).
Conte ha espresso “l’impegno a non opporsi sul simbolo”. Quasi scontato che il movimento non cambierà nome. Ma il presidente non si è espresso sulla regola dei due mandati. Se l’assemblea eliminerà il vincolo, verrà meno il vero motivo dello scontro. La regola è invisa a diversi parlamentari, che la vivono come una limitazione alla loro carriera politica.
Quale futuro per il Movimento 5 Stelle
A ottobre prenderà corpo la seconda fase del processo di rinnovamento del M5S, dopo la prima fase terminata il 6 settembre in cui è stato chiesto agli iscritti di individuare bisogni e obiettivi strategici.
A ottobre l’assemblea si troverà a un bivio: rinnegare Grillo o sconfessare Conte. Comunque vada, il movimento ne uscirà indebolito.
Conte controlla i gruppi parlamentari, a parte pochi dissidenti rimasti fedeli al fondatore; Grillo resta la bussola morale del movimento e l’uomo immagine, nonché il consulente.
L’ex sottosegretario Alessio Villarosa, espulso ma ancora al fianco di Grillo, parlando con Repubblica ha sostenuto che lo scontro ci sarà: “Conte cerca di far passare Beppe come antidemocratico, ma se è stato lui a fondare il Movimento sugli iscritti”.
Se saltasse il limite dei due mandati, la tensione fra Grillo e Conte rientrerebbe. In alternativa la scissione potrebbe non essere così lontana.