Infrazione Ue su assegno unico e concessioni balneari, Italia richiamata: le conseguenze per i cittadini
La Commissione Ue bacchetta l'Italia: richiami per infrazioni sulle concessioni balneari e l'assegno unico
Dall’Europa nuova bacchettata all’Italia. La Commissione europea ha inviato una doppia lettera d’infrazione al nostro Paese per il mancato rispetto delle norme europee. La prima infrazione contestata riguarda l’assegno unico, la seconda le concessioni balneari e l’adeguamento alla direttiva Bolkenstein. Quali sono le conseguenze per i cittadini.
- Concessioni balneari, Italia richiamata da Commissione Ue
- Ue contesta la mappatura delle spiagge
- Balneari e direttiva Bolkestein
- Lettera di infrazione per l'assegno unico
Concessioni balneari, Italia richiamata da Commissione Ue
La Commissione Ue ha inviato all’Italia un parere motivato sul tema delle concessioni balneari, facendo un passo avanti nella procedura di infrazione per il mancato adeguamento alla direttiva Bolkestein avviato nel 2020.
Al governo italiano viene chiesto nuovamente di conformarsi alle norme del diritto comunitario e rispondere a Bruxelles entro due mesi. Dopodiché la Commissione può decidere di rivolgersi alla Corte di giustizia dell’Unione europea segnalando l’infrazione dell’Italia.
Ue contesta la mappatura delle spiagge
La Commissione Ue ha espresso anche un parere sull’esito del Tavolo tecnico sulle concessioni balneari diffuso dal governo a ottobre. Secondo la mappatura delle spiagge le aree del demanio marittimo occupate dai balneari equivalgono al 33% delle aree disponibili.
Secondo il governo Meloni e le associazioni dei balneari ciò dimostrerebbe che la risorsa spiaggia non è “scarsa“, pertanto non si dovrebbe applicare l’obbligo di mettere a gara le concessioni previsto dalle norme Ue.
Bruxelles contesta questo calcolo, in quanto come base di riferimento non sarebbero state prese solo le aree di spiaggia disponibili ma il totale dell’area demaniale, includendo cioè porti, aree industriali, basi militari, aree marine protette, parchi naturali e zone di costa rocciosa.
Inoltre non sarebbero state prese in considerazione le situazioni specifiche delle regioni e dei singoli comuni, in particolare quelli più turistici, in cui tutte le aree sfruttabili potrebbero già essere oggetto di concessioni.
Balneari e direttiva Bolkestein
Da anni l’Unione europea chiede che l’Italia metta a gara la gestione degli stabilimenti balneari in nome delle norme sulla libera concorrenza. Secondo le norme Ue le autorizzazioni per beni limitati per via della scarsità delle risorse naturali (come le spiagge) devono essere rilasciate per un periodo limitato e mediante una procedura di selezione aperta e pubblica.
In Italia invece si è andati avanti con il rinnovo automatico delle concessioni, nonostante il danno per le casse dello Stato. Nel 2022 per l’affitto delle spiagge gli stabilimenti balneari hanno versato all’Erario 115 milioni, a fronte di un fatturato di oltre 30 miliardi.
Per fare un paragone, il Comune di Milano ha incassato più della metà, 60 milioni, per l’affitto degli immobili nella Galleria Vittorio Emanuele.
Già nel 2016 la Corte di giustizia Ue aveva stabilito che la pratica di prorogare automaticamente le autorizzazioni era incompatibile con il diritto dell’Unione europea. I vari governi italiani che si sono succeduti hanno continuato con le proroghe: l’ultima, decisa dal governo Meloni, stabilisce che le attuali concessioni vengano rinnovate fino al 31 dicembre 2024.
Nel 2020 Bruxelles aveva avviato la procedura d’infrazione contro l’Italia con l’invio di una lettera di messa in mora. La questione si era poi arenata, ora il nuovo passo.
Lettera di infrazione per l’assegno unico
La seconda infrazione riguarda il cosiddetto assegno unico, il nuovo assegno familiare per figli a carico introdotto dall’Italia nel 2022. Il beneficio spetta soltanto alle persone che risiedono da almeno due anni in Italia, e solo se vivono nella stessa famiglia dei loro figli.
Secondo la Commissione Ue la norma viola il diritto comunitario perché non tratta i cittadini europei in modo equo, al punto da considerare la misura discriminatoria.
Inoltre, spiega ancora Bruxelles, il regolamento sul coordinamento della sicurezza sociale vieta qualsiasi requisito di residenza per ricevere prestazioni di sicurezza sociale come l’assegno familiare.
Il parere motivato, spiega la Commissione in una nota, “fa seguito a una lettera di costituzione in mora inviata all’Italia nel febbraio 2023 a cui l’Italia ha risposto nel giugno 2023. La Commissione ritiene che la risposta non affronti in modo soddisfacente le sue preoccupazioni e ha deciso di inviare un parere motivato”.