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Come sono cambiati i cani a Chernobyl con le radiazioni: lo studio sui randagi che svela la mutazione del Dna

Quasi trentasette anni dopo il più famoso incidente nucleare della storia, una ricerca svela come il Dna dei cani di Chernobyl è cambiato negli anni

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26 aprile 1986, un guasto al reattore nº 4 della centrale nucleare di Chernobyl (nella cittadina di Pryp”jat’) causa il più catastrofico e famoso (insieme a quello di Fukushima) disastro nucleare della storia dell’uomo. Da allora molte cose sono cambiate, e tra queste c’è anche il Dna dei cani che popolano la zona e che, secondo uno studio americano, li ha trasformati in animali geneticamente modificati.

Lo studio su cani di Chernobyl

La ricerca, condotta condotto dagli scienziati del National Institutes of Health degli Stati Uniti a Bethesda, nel Maryland e pubblicata sulla rivista Science Advances, si è basato sui prelievi di sangue degli animali che attualmente popolano l’area.

Il team, guidato dalla genetista e ricercatrice del National Human Genome Research Institute, Gabriella J. Spatola, ha analizzato la struttura genetica di 302 cani, che rappresentano tre popolazioni di cani in libertà che vivono all’interno della stessa centrale nucleare e nell’area limitrofa.

Come sono cambiati i cani a Chernobyl con le radiazioni: lo studio sui randagi che svela la mutazione del DnaFonte foto: ANSA
La centrale nucleare di Chernobyl in seguito all’incidente del 26 aprile 1986

I risultati dello studio hanno mostrato le modifiche genetiche avvenute negli animali, permettendo agli studiosi di comprendere il funzionamento del Dna in risposta a disastri come quello di Chernobyl.

Le aree di raccolta dei dati

Lo studio, intitolato “The dogs of Chernobyl: Demographic insights into populations inhabiting the nuclear exclusion zone”, si è concentrato in quella che viene definita “zona di alienazione“, un’area di circa 30km di raggio nella quale possono accedere solo tecnici, scienziati a, per l’appunto, animali.

Molte ricerche negli anni hanno evidenziato come, nonostante i residui del disastro nucleare, l’assenza dell’uomo ha favorito lo sviluppo di un ricco ecosistema nella zona, ripopolata dagli animali e riconquistata dalla flora selvatica.

I campioni di sangue degli cani, ottenuti a partire dal 2017, sono stati raccolti nell’area della centrale, in una zona a 15 km di distanza e in un’altra fuori dalla zona di alienazione, a 45 km, nei pressi della città di Slavutych.

I risultati dello studio

Una delle ricercatrici impegnate nello studio, Elaine A. Ostrander, ha affermato che: “La continua presenza di cani nell’area dimostra che la specie è stata in grado di sopravvivere e riprodursi nonostante le condizioni di radioattività, il che è piuttosto notevole”.

Al momento la ricerca ha permesso di identificare 15 strutture familiari uniche per la popolazione di Chernobyl, che grazie al loro corredo genetico modificato si differenziano dai cani di tutto il mondo.

Da adesso il focus dello studio sarà quello di stabilire quali dei cambiamenti genetici avvenuti sono riconducibili alle radiazioni e quali ad altri fattori, come differenti elementi inquinanti o consanguineità tra gli animali, di modo da riuscire a capire anche come il corredo genetico umano potrebbe reagire di fronte a simili agenti esterni.

cane chernobyl Fonte foto: iStock
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