Chico Forti riabbraccia la madre a Trento dopo 16 anni, la polemica: "In carcere trattato come una star"
Il sindacato di Polizia penitenziaria ha sollevato la polemica sul trattamento "da star" riservato a Chico Forti, a cui è stato subito concesso un permesso per riabbracciare la madre
Madre e figlio insieme, dopo 16 anni. Mercoledì 22 maggio Chico Forti, fresco di rientro in Italia dopo la condanna per omicidio negli Stati Uniti, ha lasciato il carcere di Verona per incontrare l’ultranovantenne Maria a casa sua, a Trento, scortato dagli agenti della penitenziaria. Non sono mancate le polemiche, dallo zio a Giuseppe Conte, fino al sindacato di polizia.
- Chico Forti riabbraccia la madre Maria dopo 16 anni
- Cos'ha detto Chico Forti alla madre
- Lo zio di Chico Forti risponde alle polemiche sui costi del rientro in Italia
- La polemica del sindacato di polizia penitenziaria
- La polemica di Giuseppe Conte
Chico Forti riabbraccia la madre Maria dopo 16 anni
Nel 2000 Chico Forti era stato condannato all’ergastolo per l‘omicidio di Dale Pike, morto il 15 febbraio 1998 sulla spiaggia di Miami.
Il produttore tv, che si è sempre professato innocente, ha scontato la sua pena nel Dade Correctional Institution di Florida City, prima del ritorno in Italia.
L’arrivo di Chico Forti nel carcere di Verona, domenica 19 maggio
L’ultimo incontro con la madre era avvenuto nel 2008, 16 anni fa.
Dopo l’ok da parte del Tribunale di sorveglianza di Venezia alla richiesta avanzata dal difensore “per motivi umanitari”, Forti incontrerà l’anziana Maria, ma anche lo zio Gianni e il fratello Stefano, per poi rientrare nel carcere di Montorio in serata.
Cos’ha detto Chico Forti alla madre
“La prima cosa che ha detto alla mamma è ‘Mamma ti voglio bene. Sono qua per te‘. Lei era emozionatissima”. Così lo zio di Chico Forti, Gianni, sulla visita del nipote all’anziana madre nel quartiere di Cristo Re, a Trento.
“Tra baci e abbracci, voleva fargli subito i canederli, ma lui le ha detto che non aveva fame, che aveva già provveduto”, ha aggiunto.
Lo zio di Chico Forti risponde alle polemiche sui costi del rientro in Italia
Non sono mancate le polemiche sui costi sostenuti dallo Stato italiano per far rientrare Chico Forti dagli Usa.
Ecco le parole dello zio:
“Dicono 160 mila euro, quello che anche l’ultimo dei Comuni del Trentino spende per mettere su una sagra di paese“.
La polemica del sindacato di polizia penitenziaria
L’altra polemica è arrivata da Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato polizia penitenziaria, che ha dichiarato come il carcere non sia “un palcoscenico” in cui “le star possono fare il loro show e avere trattamenti e benefici di grande riguardo”.
Parole nate dopo la foto di Andrea Di Giuseppe, esponente di Fratelli d’Italia, in compagnia di Chico Forti: “Il personale penitenziario non fa il fotografo, ma ha compiti ben più seri a cui pensare. Pertanto ognuno si assuma le sue responsabilità e ci aspettiamo che l’amministrazione penitenziaria individui ogni responsabilità nell’interesse della legalità e per allontanare l’immagine che in tutto il mondo si sono fatti delle carceri italiane come l’ennesima barzelletta. Eravamo abituati ai video musicali realizzati da detenuti-rap in cella ma questa volta si è superato ogni limite di sopportazione facendo diventare, per alcuni, la detenzione in Italia una vacanza premio”.
E sui tempi del permesso concesso a Forti per andare dalla madre: “Si infrangono le regole del sistema penitenziario trattando un detenuto come una star e concedendogli in tempi da record il permesso di andare in visita dalla madre. Il personale penitenziario è stufo di fare da comparsa in questa telenovela sul carcere che non ci appartiene e non può appartenere a uno Stato serio”
La polemica di Giuseppe Conte
Non ultima, la polemica sollevata da Giuseppe Conte che – sul Corriere della Sera – ha criticato Giorgia Meloni per essere andata ad accogliere Chico Forti in aeroporto:
“Confermo che anche il mio Governo ha lavorato per consentire a un cittadino italiano (Chico Forti, ndr) condannato in uno Stato estero di poter scontare la pena in Italia. Io però come premier mai mi sarei sognato di andarlo ad accogliere in aeroporto, perché condannato secondo le regole processuali di un Paese democratico considerato amico”.