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Chi sono i No Tav e perché protestano in Val di Susa contro l'alta velocità Torino e Lione. Cosa c'è da sapere

Come nasce la protesta che ha uno dei suoi centri a Torino e cosa è successo alle manifestazioni del 2005 e del 2011, tutte le informazioni

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Tav e No Tav sono nati quasi in contemporanea e da allora, per 30 anni, i secondi hanno impedito (a volte con successo) la realizzazione di una delle grandi opere per eccellenza nel Paese (si parla naturalmente dell’Italia) che è diventato un archetipo dell’impossibilità di portare a compimento investimenti di una certa mole.

Rinascita della coscienza civile o ennesima testimonianza di una tipica resistenza al cambiamento? Ecco tutto quello che sappiamo sui No Tav.

Che cos’è la Tav, quando nasce, quanto costa e a che punto sono i lavori

Con la sigla Tav si indica un progetto per una linea ferroviaria ad alta velocità per il collegamento dell’Italia con la Francia, da Torino a Lione (e viceversa). I primi studi di fattibilità risalgono all’inizio degli anni Novanta, mentre un trattato di realizzazione viene siglato il 29 gennaio 2001, dal presidente del Consiglio italiano di allora, Giuliano Amato, e dal presidente francese in carica Jacques Chirac.

Lo stop del 2005 e la ripartenza del 2011: la variante dei 57 chilometri di tunne del Moncenisio

I lavori subiscono un primo stop nel 2005, dopo che i manifestanti irrompono nel cantiere di Venaus, in provincia di Torino, smantellandolo. Ripartono nel 2011 su impulso del governo presieduto da Silvio Berlusconi, con un nuovo progetto, la cui variante principale consiste nella realizzazione di una tratta lunga 65 chilometri tra Saint Jean de Maurienne e Susa. Dei 65, circa 57 chilometri sono costituiti da un tunnel alla base del Moncenisio.

Il costo totale della Tav è a questo punto 8,6 miliardi di euro, cofinanziati al 40% dall’Europa e per il resto suddivisi tra Italia e Francia (con investimenti pari a, rispettivamente, il 35% e il 25% del totale).

Cosa è successo nel 2018 e nel 2019 tra M5S e Lega sulla Tav: la decisione di Conte

Al 2018 i lavori sono completi al 15% e acuiscono le tensioni all’interno dell’allora in carica governo giallo-verde: in particolare, si registra una spaccatura politica tra i leader pentastellati, che non sono convinti dell’utilità dell’opera, e Matteo Salvini, che invece vuole anche chiamare a esprimersi gli italiani, con un referendum.

Una simile divergenza di posizioni la si registra anche tra amministrazioni locali: il consiglio comunale di Torino, guidato dalla sindaca, eletta con il Movimento Cinque Stelle, Chiara Appendino, approva una mozione per chiedere al governo lo stop dell’opera. Il governatore piemontese Sergio Chiamparino, eletto nelle liste del Partito Democratico, si schiera invece con i Sì Tav.

Nel 2019 il premier in carica, Giuseppe Conte, prende pubblicamente posizione a favore della Tav, sottolineando anche la disponibilità dell’Unione Europea ad aumentare il finanziamento, dal precedente 40 al 55% del costo totale dell’opera. Nell’estate dello stesso anno, anche il Parlamento si esprime favorevolmente alla realizzazione dell’Alta Velocità, bocciando la mozione del M5S.

Tav: le ultime notizie e quando finirà l’opera

Sul fronte degli ultimi sviluppi, Telt, l’azienda co-partecipata al 50% dall’Italia e per l’altra metà dalla Francia, fondata nel 2015, in settembre affida i lavori per 3 miliardi a 3 raggruppamenti di imprese provenienti dalla Svizzera, dall’Italia e dalla Francia. I 57 chilometri di galleria sono suddivisi in 3 lotti, che rappresentano circa l’80% del totale del progetto.

Quando sarà operativa la Tav? La deadline è stata allungata fino al 2031, dal 2030, a causa dei ritardi accumulatisi in seguito alla pandemia. Per quanto riguarda invece soltanto i tempi stimati per la realizzazione, la finestra temporale è di 72 mesi.

Chi protesta contro l’alta velocità: chi son i No Tav e cosa vogliono

I No Tav invece sono il movimento di protesta che si contrappone alla realizzazione della Tav, assunta a simbolo di politiche inadeguate. In particolare, gli aderenti ai gruppi No Tav puntano il dito contro l’impatto che un’opera come la Torino – Lione avrebbe dal punto di vista ambientale, umano ed economico.

Nati in concomitanza con i progetti della linea ferroviaria, la prima grande manifestazione dei No Tav può essere considerata quella del 2 marzo 1995 a Sant’Ambrogio di Torino. Le proteste No Tav accompagnano ogni tappa della Torino – Lione, contribuendo a far salire la tensione dopo il 2001 (firma del trattato tra Italia e Francia) e in particolare nel 2005, quando la marcia di Bussoleno fa registrare 80mila partecipanti.

L’interruzione dei lavori dopo l’imponente manifestazione del 2005 e l’interruzione del cantiere

Il vecchio progetto prevede a Venaus un tunnel geognostico che suscita molta apprensione nella comunità del posto a causa della natura amiantifera dei sedimenti rocciosi. L’8 dicembre 2005, una manifestazione di 30mila attivisti No Tav irrompe nel cantiere di Venaus smantellandolo. Il governo è costretto a sospendere i lavori.

Dalle Olimpiadi Invernali alle condanne del maxi-processo

L’anno successivo a Torino si tengono le Olimpiadi Invernali, che danno visibilità internazionale al movimento di protesta. I No Tav avevano infatti minacciato azioni di boicottaggio contro la cerimonia della torcia olimpica, in seguito alle quali viene alterato il percorso del teodoforo (che arriva a destinazione senza particolari problemi).

Un altro episodio rilevante avviene nella notte tra il 5 e il 6 settembre del 2015. Alcuni No Tav conducono un assalto al cantiere di Chiaromonte in Val di Susa, nel corso del quale un poliziotto viene ferito perdendo l’udito. Da quell’evento, prende il via un processo conclusosi nel 2018 con la condanna di sei militanti a 3 anni e 6 mesi di carcere. Si aggiungevano ai 38 condannati (in secondo grado, in primo grado erano stati condannati in 47 su 53) al maxi processo originato dagli scontri del 2011, sempre a Chiaromonte.

Nel 2018 la Cassazione annulla la decisione della Corte d’Appello sui fatti del 2011, l’appello bis si conclude quindi a gennaio di quest’anno con 32 condanne, con pene dimezzate e non superiori ai 2 anni a causa di assoluzioni parziali e della prescrizione di numerosi episodi.

Chi sono gli estremisti nel movimento No Tav: valligiani, Askatasuna, anarchici

Come si può interpretare il movimento No Tav? C’è chi lo considera il segnale di una nuova coscienza civile in italia, ma anche chi invece lo ha eretto a simbolo di un’Italia dei particolarismi e dei localismi, in cui “ogni progetto, visione o investimento che travalichi i confini geografici e temporali del qui e adesso si scontra con un mostruoso mosaico di opposizioni particolari”, interessi “che sono spesso spesso foraggiati e incoraggiati dagli stessi politici che quella visione unitaria dovrebbero invece contribuire a ricomporre”. Ne ha parlato così Irene Tinagli, economista e docente universitaria, in un commento su La Stampa.

Sul Corriere della Sera invece Marco Imarisio ha provato a fare chiarezza in quella che è una costellazione di movimenti piuttosto composita, che spazia ad esempio dai valligiani, diminuiti dagli 8mila degli anni Novanta ai 400 – 500 degli anni successivi (il periodo caratterizzato dagli scontri con le forze dell’ordine), ai militanti del centro sociale Askatasuna, “la sinistra dura” di 6- 700 militanti, nonché porta di accesso del movimento No Tav alla rete dei centri sociali.

Nonostante il messaggio radicale di cui si fanno portatori, gli esponenti di Aska sarebbero meno convinti dei valligiani della necessità di uno scontro permanente con le forze dell’ordine. Un quadro, quello degli estremismi, che si completa con gli anarchici, “la componente più dura e incontrollabile, che spesso pesca nel bacino del disagio sociale”. Anche loro vanno annoverati tra i duri del movimento No Tav.

manifestazione No Tav Fonte foto: ANSA
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