Chi sono i 6 oligarchi russi morti misteriosamente dall'inizio della guerra: le speculazioni sui loro suicidi
Ben 6 oligarchi dell'industria energetica russa, vicini a Gazprom, e dell'industria farmaceutica di Mosca si sarebbero suicidati da inizio gennaio
Almeno sei importanti uomini d’affari russi vicini a Vladimir Putin si sono suicidati da fine gennaio. Tre di questi massacrando le proprie famiglie prima di togliersi la vita. Erano tutti dirigenti dell’industria energetica e farmaceutica di Mosca. Le morti degli oligarchi sono considerate sospette dalle agenzie di intelligence internazionali, e c’è il sospetto che si tratti in realtà di uccisioni di stato, di oligarchi che sapevano troppo, o legate agli ambienti mafiosi russi.
- I tre oligarchi morti per suicidio tra gennaio e febbraio
- I tre oligarchi trovati morti dopo aver massacrato mogli e figli
- "Non c'entra la mafia russa": cosa dichiarano le autorità
I tre oligarchi morti per suicidio tra gennaio e febbraio
Leonid Shulman, dirigente di Gazprom Invest, è stato trovato morto nella sua casa di Leninsky il 30 gennaio 2022. I media russi hanno dato la notizia del ritrovamento di un messaggio in cui l’imprenditore spiegava di aver commesso l’estremo gesto.
Il 25 febbraio è stata la volta di Alexander Tyulakov, altro dirigente di Gazprom, trovato morto nel garage della sua casa nella stessa cittadina del collega. Anche in questo i media russi hanno parlato di suicidio.
Mikhail Watford, miliardario russo di origini ucraine, è invece deceduto a Surrey, in Inghilterra, il 28 febbraio. I risultati dell’autopsia saranno resi pubblici solo il 29 luglio, e le indagini sulla misteriosa morte dell’uomo sono ancora in corso.
I tre oligarchi trovati morti dopo aver massacrato mogli e figli
È stato poi il turno dell’imprenditore Vasily Melkinov, proprietario dell’azienda farmaceutica MedStom. L’uomo è stato trovato morto a Nizhny Novgorod a fine marzo. Vicino al suo corpo quelli della moglie 41enne e dei due figli di 10 e 4 anni, accoltellati a morte.
Non ci sarebbero stati segni di intrusione nella casa in cui è avvenuto il massacro, e l’ipotesi degli investigatori russi è quella di omicidio-suicidio. Pochi giorni fa altri due imprenditori russi sono morti in quelli che apparirebbero come casi di questo tipo.
Si tratta di Vladislav Avayev, ex vicepresidente della Gazprombank, trovato morto il 18 aprile a Mosca insieme alla moglie e alla figlia. Colleghi e amici dell’uomo hanno però rifiutato categoricamente l’ipotesi che sia suicidato per poi uccidere il resto della famiglia.
Solo il giorno dopo, il 19 aprile, è stato il turno di Sergey Protosenya, ex dirigente dell’azienda energetica Novatek, partecipata di Gazprom. L’imprenditore è morto in Spagna, impiccato nella sua villa di Lloret de Mar.
Nell’abitazione c’erano anche i corpi massacrati della moglie e della figlia. Le autorità iberiche stanno indagando per doppio omicidio e conseguente suicidio anche in questo caso.
Il presidente russo Vladimir Putin.
Tuttavia il figlio dell’uomo, Fedor Protosenya, che si trovava in Francia, ha dichiarato che il padre non avrebbe mai fatto del male alla sorella e alla madre, chiedendo agli investigatori, tramite la stampa inglese, di indagare anche su altre piste.
“Non c’entra la mafia russa”: cosa dichiarano le autorità
La polizia di Girona ha però fatto sapere, attraverso la Cnn, che “la pista principale continua a essere quella di un caso di violenza domestica, nonostante quello che ha dichiarato il figlio di Sergey Protosenya. Le parole del ragazzo sono state ascoltate dalla polizia spagnola, che ha anche ipotizzato la tesi del triplo omicidio“.
“Non si tratta del lavoro della mafia russa“, ha dichiarato il capo della polizia. “Sfortunatamente ci sono state speculazioni mediatiche su questo argomento, ma siamo convinti che non corrispondano alla realtà. Le autorità spagnole continueranno a condurre indagini certosine, si scoprirà la verità su quanto successo”.