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Chi è Tim Walz e cosa cambia nella corsa alla Casa Bianca di Kamala Harris dopo la scelta del vicepresidente

Tim Walz è stato ccelto da Kamala Harris come candidato vicepresidente: è il Governatore del Minnesota, per Trump è un “radicale di sinistra”. Il commento di Gianluca Pastori

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La scelta era attesa da giorni, fin da prima che Kamala Harris raggiungesse il numero di sostenitori che le ha consentito di ottenere l’investitura ufficiale come candidata dei Democratici. Manca solo un passaggio formale, in occasione della convention del partito (dal 19 al 22 agosto a Chicago), ma ormai la squadra è pronta: ad affiancare la Harris nella corsa alla Casa Bianca ci sarà Tim Walz. Governatore del Minnesota, uno stato chiave del cosiddetto Midwest, Walz ha 60 anni, è sposato ed è padre di due figli. Ex docente e già membro della Guardia nazionale, è una figura nota nel mondo della politica americana. È stato parlamentare al Congresso per 12 anni prima dell’elezione alla guida del Minnesota, dove è al secondo mandato. Potrà rappresentare una svolta, insieme a Kamala Harris, in una campagna elettorale che fino a pochi giorni fa sembrava persa per i democratici? L’analisi di Gianluca Pastori, professore di Storia delle Relazioni internazionali tra Nord America ed Europa all’Università Cattolica del Sacro Cuore, a Virgilio Notizie.

Le reazioni entusiaste dei dem (Obama compreso)

Per l’ex presidente Usa Barak Obama e la moglie Michelle, che hanno salutato con soddisfazione la scelta in una nota congiunta, Walz è un “partner ideale, con esperienza e integrità”.

“La firma di Tim è la sua capacità di parlare come un essere umano e trattare tutti con decenza e rispetto. È un governatore eccezionale – hanno aggiunto gli Obama – un vicepresidente ancora migliore, pronto dal primo giorno”.

kamala harris tim walzFonte foto: ANSA
Tim Walz e Kamala Harris, a Philadelphia, il 6 agosto

Stessa opinione positiva da parte dell’attuale capo della Casa Bianca, Joe Biden, che sul social X ha scritto: “Kamala Harris ha preso un’ottima decisione. Conosco Tim Walz da quasi due decenni, prima al Congresso e poi come governatore, ruolo nel quale è stato forte ed efficace. Il ticket Harris-Walz sarà una voce potente per i lavoratori e per la classe media americana. Saranno i più forti difensori delle nostre libertà e della nostra democrazia. E garantiranno che l’America continui a guidare il mondo”.

La Harris punta ai giovani, Walz all’establishment

Il ticket democratico sembra voler puntare a conquistare una fetta sempre maggiore di elettorato indeciso: una parte di coloro che vorrebbero stabilità e continuità, con Walz, ma anche i giovani con Harris.

Proprio quest’ultima, con un “Pronti a vincere con lui“, ha ufficializzato la sua scelta in una mail inviata ai sostenitori in cui ha definito il candidato vicepresidente come “un leader collaudato che ha un incredibile curriculum di risultati per le famiglie del Minnesota. So che porterà la stessa leadership basata sui principi alla nostra campagna e all’ufficio del vicepresidente”.

Tim Walz è un “radicale di sinistra” per Donald Trump

Diversa la reazione del candidato repubblicano, Donald Trump.

Durissimo il commento di The Donald alla scelta di Walz, definito come un “radicale di sinistra” da alcune fonti vicine al candidato repubblicano e citate dalla Cnn.

Secondo alcuni esponenti dell’entourage del tycoon, Harris “si è inginocchiata di fronte alla sinistra antisemita e anti-israeliana e ha scelto qualcuno di pericolosamente progressista come lei”.

Lo stesso tipo di giudizio negativo è stato espresso dal super Pac pro-Trump Make America Great Again Inc, che sui social media ha commentato: “Il governatore Tim Walz e Kamala Harris andranno molto d’accordo. Sono entrambi radicali di estrema sinistra che non sanno come governare”.

L’intervista a Gianluca Pastori

Chi è Tim Walz, che tipo di immagine ha?

“Sicuramente è il tipo di candidato che ci si aspettava: un uomo, prima di tutto; ma anche bianco e di una certa età perché il candidato vicepresidente avrebbe dovuto compensare alcune di quelle che sono percepite come ‘debolezze’ di Kamala Harris”.

Se Harris parla ai giovani, dunque, è plausibile che Walz possa rassicurare – nel solco della continuità – l’elettorale di media età e oltre?

“Certamente sì. L’idea che Kamala Harris non fosse adatta a raggiungere un certo tipo di elettorato, quello bianco e di una certa età, è stata in qualche modo compensata dalla scelta ricaduta su Walz. La Harris, infatti, ha più seguito tra le minoranze, i giovani e le donne. Avrebbe anche potuto essere scelto Josh, Shapiro, il Governatore della Pennsylvania, che il risultato in termini di immagine non sarebbe cambiato”.

Quali sono le altre caratteristiche e gli altri motivi che hanno fatto propendere per Walz?

“Trovo interessante la sua provenienza: è un uomo che viene dal Nebraska ed è Governatore di uno stato come il Minnesota, insomma l’America profonda. Sembra che si si sia cercata una sorta di contraltare rispetto all’altro candidato vicepresidente, il repubblicano JD Vance: entrambi hanno un’esperienza militare e sono appunto rappresentanti della cosiddetta deep America. Inoltre non è un politico di professione, avendo fatto anche altre cose nella vita prima di intraprendere questa strada”.

Ci sono altri tratti in comune?

“Sì e anche questo è interessante. Walz è anch’egli fondamentalmente un populista. Il modo in cui parla, come si pone di fronte al pubblico, è molto diretto e immediato, quasi ‘terra terra’, come si è confermato anche in occasione del comizio in Pennsylvania insieme ad Harris. Sicuramente ha giocato l’idea di scegliere un candidato che appunto non fosse espressione del ‘politico politicante’. Certo, è un populismo diverso: ha una connotazione chiaramente democratica su molti temi, però rimane l’obiettivo di andare incontro all’elettore. È un po’ come se il partito, che rimane profondamente lacerato al suo interno, avesse imparato la lezione, cioè non scegliere figure percepite come troppo distanti, ma piuttosto che possano sfidare Trump sul suo stesso terreno”.

A proposito di Trump, lo definisce “radicale di sinistra”: perché?

“Tralasciando il fatto che dietro a questa definizione c’e una esagerazione, come nello stile di Trump, in effetti però è un più radicale di Kamala Harris. Lo ha dimostrato sia come rappresentante al Congresso, sia come Governatore. Ha portato avanti politiche che piacciono molto alla parte liberal del partito dem, per esempio in termini di aborto e legislazione sulle armi. In realtà un certo cambiamento c’è stato, prima era considerato non ostile dalla National Rifle Association, poi da Governatore ha invece irrigidito la legislazione nazionale sulle armi, e questo piace alla sinistra democratica. Sul fronte delle politiche sociali ha una posizione decisamente avanzata, vicina a “radical interni”. Anche da questo punto di vista, quindi, si tratta di una sorta di compensazione rispetto ad Harris, considerata un po’ troppo tiepida e accusata, come vice presidente, di essere troppo conservatrice per l’agenda del nuovo partito democratico”.

Con un tandem come Harris-Walz, cosa potrebbe cambiare e cosa sarebbe confermato nelle scelte politiche di fondo dell’America?

“Non credo che ci saranno cambiamenti strutturali. Forse l’unico aspetto degno di nota è la posizione, in politica estera, riguardo all’attuale crisi in Medio oriente. Altri nomi come quello di Shapiro erano tutti caratterizzati in senso filo israeliano, mentre Walz sembra essere un po’ più defilato. Bisognerebbe sapere, però, se questo è dettato da una tattica del momento (la questione palestinese è u nervo scoperto per i democratici) o se sia una posizione effettivamente condivisa. Ma per capirlo ora occorrerebbe la sfera di cristallo. Ora bisognerà vedere se Harris al posto di Biden, considerata da molti come una scelta della disperazione, possa rivelarsi vincente”.

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