Chef insorgono contro il Dpcm, Cannavacciuolo: "Non lo meritiamo"
Gli chef stellati contro le misure restrittive adottate dal governo per limitare la diffusione del coronavirus
Massimo Bottura, Antonino Cannavacciuolo, Max Mascia, Oldani, Andrea Berton, Ciccio Sultano, Cristina Bowerman: gli chef stellati sono in rivolta dopo aver letto le nuove restrizioni del Dpcm firmato da Giusepppe Conte il 24 ottobre e oggi illustrato dal medesimo premier mediante una conferenza stampa. A far insorgere i cuochi, la decisione della chiusura di locali e ristoranti alle ore 18.. Come riporta il Corriere della Sera, gli ‘stellati’ sono sconfortati dalle scelte adottate. “Seguiremo le regole…ma!”, si lascia sfuggire con amarezza Bottura.
“Ci penalizzano per negligenze altrui, i ristoratori che hanno rispettato le regole avrebbero il diritto di lavorare”, è il ragionamento di Mascia, presidente della Nazionale Italiana Chef. Bowerman aggiunge: “Non contesterei mai alcuna normativa che sia a tutela della salute pubblica e questo lo dico senza ombra di dubbio, anche come presidente degli Ambasciatori del gusto. Quello che contesto e lo contesto fermamente è l’incapacità del nostro governo di prevedere una seconda ondata”.
“Ci siamo messi in regola da maggio, rispettando leggi e regolamenti, riducendo i coperti, prevedendo i distanziamenti. Abbiamo fatto tutto per riaprire in sicurezza, ora rischiamo di dover chiudere un’altra volta. Non dovevamo arrivare a questo punto. Per l’impegno che ci abbiamo messo non ce lo meritiamo”. Così Cannavacciuolo, intervistato da Cook.
Oldani, sempre a Cook, in riferimento al nuovo Dpcm, spiega: “La salute pubblica, quella dei clienti e dei nostri collaboratori ha la priorità. Seguiremo le regole, come del resto abbiamo fatto in questi mesi. Naturalmente è un colpo pesante per noi ristoratori“.
Gli fa eco Berton, anche lui intervenuto su Cook: “È una situazione difficile, ma ci voleva più attenzione per le attività di ristorazione. Forse era giusto diversificare tra le differenti attività e i non penalizzare chi ha fatto tanti sforzi e investimenti per rispettare regole e protocolli, in modo da garantire la sicurezza“.
Sulla stessa lunghezza d’onda gli altri chef. Insomma, un solo coro che da un lato sottolinea che prima di tutto viene la salute, dall’altro rimarca che in questi mesi si poteva fare di più per non ritrovarsi nuovamente in una situazione oltre il limite. Da qui la richiesta di aiuti. “Se viene impedito di lavorare a pieno ritmo, almeno lo stato ci venga incontro”, la considerazione conclusiva di tutti gli chef.