Caso Mendy, spunta anche Jack Grealish tra le testimonianze nel processo per stupro al calciatore francese
Un testimone nel processo per stupro al calciatore Benjamin Mendy ha fatto il nome del centrocampista del Manchester City e della nazionale inglese
È iniziato ad agosto il processo a Benjamin Mendy, difensore francese del Manchester City accusato di sette stupri e di svariate molestie e abusi insieme all’amico Louis Saha Matturie.
Durante una delle ultime testimonianze è saltato fuori il nome di Jack Grealish, compagno di squadra di Mendy al City e centrocampista della nazionale inglese.
Il nome di Grealish
La testimonianza è arrivata proprio da una delle vittime degli abusi avvenuti principalmente nella residenza di Mendy.
Benjamin Mendy si presenta per il processo al Chester Crown Court
Una ragazza che, dopo aver trovato all’ingresso di un locale i calciatori attorniati da giovani ragazze, è stata invitata a casa del giocatore francese per una “festa privata”.
All’arrivo le è stato sequestrato il cellulare, di modo che non potesse riprendere nulla all’interno della villa.
Secondo la testimone, quella sera Grealish, talmente ubriaco da essere in seguito “svenuto sul divano”, avrebbe avuto un rapporto consensuale con una ragazza poi stuprata da Matturie.
Le accuse verso Mendy e Matturie
Le accuse mosse verso il difensore del City (scomparso dall’organigramma e da qualsiasi iniziativa della società) e verso il suo amico sono gravissime.
Per Mendy ci sono ben sette capi di imputazione per stupro (erano otto ma uno è caduto per mancanza di prove), uno per tentato stupro e sei per aggressione sessuale.
Su Matturie ci sono invece sei capi di imputazione per stupro e tre per aggressione sessuale riguardanti sette giovani donne.
Entrambi gli accusati hanno respinto ogni accusa, affermando che tutti i rapporti sono stati consensuali.
La casa degli orrori
Ma nonostante la difesa dei due uomini, le testimonianze dell’accusa sono sconcertanti. Le vittime parlano di abusi mentre erano incoscienti o drogate.
In alcuni casi si è parlato di una vera e propria “panic room” presente nella villa, nella quale Mendy rinchiudeva le sue vittime per poi abusarne a piacere.
L’uomo, che secondo l’accusa agiva come un “predatore” incapace di “accettare un no come risposta”, ha davanti a sé un processo lungo e difficile, lungo il quale dovrà fare i conti con i propri orrori.
Per ora, dopo un mese dall’inizio del processo, un suo compagno di squadra è stato tirato in ballo. Che dovrà chiarire davanti ai giudici cosa ci facesse su quel divano mentre intorno a lui si consumavano violenze e abusi.