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Carri armati israeliani penetrano nel centro di Rafah, Tel Aviv nega l'attacco alla tendopoli di Al Mawasi

Tank e blindati israeliani sono stati visti nel centro di Rafah, la città nel sud della Striscia di Gaza dove da settimane si concentrano le operazioni dell'Idf

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L’offensiva di Israele a Gaza non si ferma. Blindati e carri armati sono stati avvistati nel centro di Rafah, l’ultima città nel sud della Striscia dove da settimane si concentrano le operazioni dell’Idf. Nel frattempo, l’esercito israeliano nega la notizia di un presunto attacco “sulle tende” della zona umanitaria di Al Mawasi, che avrebbe provocato la morte di 21 palestinesi.

Blindati e carri armati israeliani penetrano nel centro di Rafah

La notizia dei blindati e dei tank israeliani nel centro del centro urbano, specifica Ansa, è stata riportata da residenti locali e ripresa da Reuters e altri media.

Ulteriori fonti locali hanno riferito che le truppe si sono successivamente posizionate nell’area di a-Sultan, nel nord-ovest della città, dove l’Idf non aveva ancora operato.

israeliani-israele-striscia-di-gaza-palestina-rafahFonte foto: ANSA
Palestinesi ispezionano le loro tende dopo il raid israeliano a Rafah

L’esercito, scrive il Corriere della Sera, si sta muovendo vicino alla moschea e lungo la frontiera con l’Egitto. I carrarmati punterebbero al Mediterraneo, per controllare così tutta la fascia da est al mare.

L’attacco alla zona umanitaria di Al Mawasi

Fonti della Protezione civile di Hamas e medici della Striscia hanno diffuso l’informazione di un presunto attacco israeliano “sulle tende” della zona umanitaria di Al Mawasi. L’episodio avrebbe provocato la morte di 21 persone.

L’Idf ha negato con forza il raid, dichiarando: “Contrariamente ai rapporti di queste ultime ore, l’esercito non ha colpito nella zona umanitaria di A-Mawasi“, a ovest di Rafah.

Precedentemente, il portavoce militare Daniel Hagari aveva affermato di “non essere a conoscenza” dell’episodio.

L’attacco israeliano a Rafah: la versione di Israele

Intanto Israele ha fornito anche la sua versione dei fatti sulle conseguenze del raid su Rafah, avvenuto tra domenica 26 e lunedì 27 maggio, che ha causato almeno 45 morti.

L’Idf ha sostenuto che “i due piccoli missili lanciati non sarebbero stati sufficienti da soli a innescare l’incendio” che ha provocato la strage.

Le reazioni e le possibili trattative

Le reazioni internazionali su quanto avvenuto a Rafah non sono tardate ad arrivare. Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres intanto ha condannato “con la massima fermezza” i raid aerei su Rafah e ha detto di avere “il cuore spezzato dalle immagini delle persone uccise e ferite, tra cui molti bambini piccoli. L’orrore e la sofferenza devono cessare immediatamente“, ha aggiunto.

Secondo il sito Axios, il governo statunitense starebbe ancora valutando se l’attacco israeliano a Rafah costituisca o meno una violazione di quella “linea rossa” che era stata menzionata dal presidente Biden.

Nonostante la situazione complessa, novità potrebbero arrivare sul fronte delle possibili trattative su cui Egitto, Qatar e Usa stanno lavorando intensamente.

Secondo diverse testate, Israele avrebbe presentato ai mediatori una proposta “ufficiale scritta e aggiornata” per un possibile accordo con Hamas sul rilascio degli ostaggi.

israeliani-israele-rafah-striscia-di-gaza-palestina Fonte foto: ANSA
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