Carlo III porta l'amico omeopata a corte, nominandolo capo dello staff sanitario: intervista a Matteo Bassetti
Re Carlo III nomina il suo medico omeopata - e amico - a capo dello staff sanitario di Buckingham Palace: l'intervista a Matteo Bassetti
Passano le ore, ma non si placano le polemiche nei confronti di re Carlo III dopo la nomina di Michael Dixon a capo dello staff sanitario della Casa Reale. Già suo consulente medico e amico del sovrano (lo ha accompagnato in un recente viaggio in Kenya), avrà anche la possibilità di riferire al Governo in occasioni ufficiali e, a nome della Corona, su questioni sanitarie. Il caso fa discutere non tanto per il rapporto di amicizia o per il compenso (definito dai media britannici proporzionato a un incarico part time, modesto e motivato dal rimborso di spese di viaggio), quanto perché Dixon, 71 anni, è noto per le sue posizioni favorevoli a cure omeopatiche. Secondo il Guardian in passato si sarebbe espresso anche in merito ai benefici della fede in campo medico. Sulla vicenda, Virgilio Notizie ha intervistato Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova.
Le polemiche neel Regno Unito
Immediata la reazione di buona parte del mondo sanitario d’Oltremanica.
Secondo Edzard Ernst, professore emerito dell’Università di Exeter intervistato dallo stesso Guardian, “chiunque promuova l’omeopatia sta mettendo in pericolo le basi della medicina”.
Il dibattito in Italia
Il dibattito ha avuto eco anche in Italia, dove l’infettivologo Matteo Bassetti ha espresso sui propri profili social posizioni analoghe a quelle di Ernst, ribadendo a Virgilio Notizie che:
“Le scelte personali non sono in discussione, ma non dimentichiamo che re Carlo non è Carlo Rossi o un qualunque cittadino che risiede alla periferia di Londra. È il sovrano di un Paese (e del Commonwealth) dove buona parte delle società scientifiche ha nel proprio nome la dicitura Royal Society, quindi ciò che fa il re ha ricadute sulla popolazione e sul mondo sanitario. Come se non bastasse, stride il fatto che un sovrano scelga come proprio medico e della Casa Reale uno che crede nell’aromaterapia e nell’omeopatia, nella culla della medicina moderna, quella che fa dell’evidenza il proprio caposaldo e quella in cui hanno sede riviste prestigiose come The Lancet”.
L’intervista a Matteo Bassetti
Secondo Matteo Bassetti, quindi, “l’idea che ciascuno si curi come vuole non è applicabile a una persona che rappresenta un Paese intero, a chi è Sua Maestà, il re d’Inghilterra”.
Secondo Ernst, la decisione di Carlo “indebolisce il servizio sanitario nazionale e causa danni e alla società. L’omeopatia non è una terapia efficace. Il re può nominare chi vuole, ma è indubbio che nel campo dell’assistenza sanitaria spesso ha favorito terapie dubbie”. Cosa ne pensa?
“Sono d’accordo perché credo che l’utilità dell’omeopatia sia nulla nel senso che funziona come un placebo: quando c’è bisogno di un placebo va bene, ma non so cosa possa curare un signore di 71 anni con l’omeopatia, che ha dimostrato questo tipo di effetto per infezioni, problematiche cardiovascolari, disturbi neurologici o allergici, ma senza riscontri di evidenze scientifiche serie per patologie importanti. Gli studi non ne hanno dimostrato l’efficacia e questo non lo affermo io, lo mostrano fior di pubblicazioni su riviste scientifiche accreditate”.
In Italia da qualche tempo gli ordini dei medici riportano al proprio interno elenchi di omeopati, che sono laureati in Medicina e hanno seguito una formazione specifica successiva. I ritrovati omeopatici, inoltre, sono stati uniformati a quelli tradizionali, e possono quindi essere autorizzati al commercio solo dall’Agenzia italiana del farmaco. Negli Usa, invece, nessun prodotto o pratica omeopatica è certificato da FDA per il trattamento, la cura e la diagnosi di malattie, nemmeno come coadiuvante, in quanto ritiene non esista alcuna prova della loro efficacia. Ma allora in cosa può essere utile il ricorso all’omeopatia?
“Credo che debba essere definita e considerata per ciò che è: se occorre un effetto placebo, ripeto, va benissimo. Ma se la si vuole utilizzare come sostituto a una terapia convenzionale, che ha dimostrato la sua efficacia, mi sembra che non solo sia da escludere, ma che si sia davanti a un rischio potenzialmente pesante per i pazienti che vi si sottopongono”.
Eppure in Italia, secondo le stime della Società italiana di Medicina Omeopatica (Simo), il 10% della popolazione fa uso di prodotti omeopatici, in modo abituale o saltuario. Sempre la SIMO ricorda che si tratta della seconda medicina più seguita al mondo, con 700 milioni di persone che la utilizzano in 90 Paesi nei quali è riconosciuta. Per molti la scelta è dettata dalla volontà di ricorrere a sostanze naturali. Cosa ne pensa? Esiste una medicina naturale efficace?
“Certamente sì. Ma attenzione: omeopatia e medicina naturale non sono la stessa cosa. Nel primo caso si usa fondamentalmente una diluizione di 100 o 1000 volte minore del principio attivo, quindi è evidente che questo perda efficacia perché ce n’è troppo poco. Un discorso diverso vale per la medicina naturale, ossia il ricorso a rimedi che possono essere derivati da piante o altre sostanze, come nel caso dell’erboristeria, e che possono avere un effetto terapeutico. La penicillina che è alla base dell’antibiotico è un farmaco naturale perché deriva da un fungo che produce una capacità antibatterica. L’abbiamo utilizzata per molti anni. Lo stesso vale per la medicina olistica, che sfrutta i potenziali delle pietre. Ciò detto io, personalmente, preferisco i farmaci convenzionali ottenuti con la sintesi chimica, perché offrono maggiori garanzie non solo di efficacia, ma anche rispetto a possibili effetti collaterali”.
Tra le cosiddette medicine complementari è molto nota anche l’agopuntura: cosa ne pensa?
“In questo caso è considerata una medicina alternativa, ma anche per l’agopuntura siamo ben lontani dal disporre di evidenze scientifiche sui benefici. Naturalmente ciascuno è libero di scegliere ciò che ritiene più opportuno, ma se si chiede un’opinione a una persona di scienza, che sia ricercatore o medico, non risponderà che sia un metodo efficace, perché non ci sono dimostrazioni scientifiche, con studi argomentati, controllati e validati, che dimostrino effetti che non siano quelli placebo e sicuramente non superiori rispetto alla medicina convenzionale”.