"Carlo Conti è un hobbit", l'ad Rossi della Rai sposta Sanremo 2025 a destra: il pensiero dei critici tv
Sanremo 2025, l'ad Giampaolo Rossi paragona Carlo Conti a un Hobbit. I critici parlano di Festival spostato a "destra"
Il Festival di Sanremo 2025 è di “destra“. Questo almeno è ciò che sostengono alcuni critici televisivi che, analizzando le prime due serate della kermesse, hanno sostenuto che ci siano evidenti dettagli che dimostrano che l’evento stia andando verso “destra”. Emblematica poi una frase che sarebbe stata pronunciata dall’amministratore delegato della Rai, Giampaolo Rossi, che avrebbe detto che “Carlo Conti è un hobbit“.
- Ad Giampaolo Rossi: “Ma non lo vedi che Carlo Conti è un hobbit?”
- Sanremo 2025, le differenze rispetto ai Festival di Amadeus
- Aldo Grasso: "Conti il Signore dei Tinelli"
Ad Giampaolo Rossi: “Ma non lo vedi che Carlo Conti è un hobbit?”
“Ma non lo vedi che Carlo Conti è un hobbit?”, avrebbe detto l’ad Rossi. A riferirlo lungo le colonne de Il Foglio è il giornalista Salvatore Merlo che ha ricordato che “gli hobbit, come il conduttore veterano, non si occupano di politica, non sono bellicosi, non amano le avventure né le esplorazioni”.
Per chi non lo sapesse, gli hobbit sono una specie di Arda, l’universo immaginario fantasy creato dallo scrittore inglese J. R. R. Tolkien, autore de Il Signore degli Anelli.
Fonte foto: ANSA
Secondo Merlo, Rossi pensa che Sanremo 2025 sia il “primo Festival veramente di destra”. Motivo? Perché è sparito tutto ciò che infastidiva quell’area politica. Tutto è ordinato, familiare, senza polemiche politiche o sociali. Non si parla di temi delicati e quando lo si fa non si dà mai fuoco alle polveri. Una musica ben diversa rispetto alle edizioni di Amadeus.
Sanremo 2025, le differenze rispetto ai Festival di Amadeus
“Amadeus – scrive sempre Merlo su Il Foglio – cercava il colpo di scena, la provocazione, Ghali con il pupazzo e il genocidio dei palestinesi, le canzoni di D’Argen sui migranti, i monologhi di ‘pensati libera’ (dai pandori), i baci omo e le mossette, Fedez e Rosa Chemical: ‘Un immaginario politico’”.
Ben differente invece l’approccio di Carlo Conti che “non costruisce nulla, non crea le cosiddette “situazioni”, non invita i trattori sul palco per farsi dire di no dalla Rai, e nessuno per esempio, martedì sera, ha avuto la tentazione di organizzare una finta contestazione in sala mentre si esibiva la cantante israeliana Noa con la palestinese Mira Awad. Anzi, al contrario, si temeva una contestazione “spontanea” che poi invece non c’è stata anche per la grande attenzione della sicurezza che circonda il teatro Ariston“.
In effetti, con Conti tutto ciò che innesca dibattito è stato depennato. Niente che possa aizzare una polemica sul tema gender o su quello politico, men che meno su quello sociale. Un clima che si potrebbe definire “democristiano“.
Aldo Grasso: “Conti il Signore dei Tinelli”
Lungo le colonne del Corriere della Sera, anche il critico tv Aldo Grasso ha sostenuto che Sanremo 2025 “è il primo dell’era sovranista ma potrebbe essere anche l’ultimo, dopo che il Tar della Liguria ha dichiarato illegittimo l’affidamento diretto alla Rai, chiedendo di bandire una gara”.
Grasso è stato il primo a paragonare Conti agli hobbit: “Chissà, forse si chiamerà Festival di Hobbiville, dove abita Frodo. Anche se è difficile poi scorgere in Carlo Conti il Signore degli Anelli, ha tutta l’aria di essere il Signore dei Tinelli, seppur antifascista“.
