Carfagna ancora contro Sgarbi dopo l'espulsione dalla Camera
La vicepresidente della Camera lancia un nuovo affondo al critico d'arte
Sono parole al vetriolo quelle che Mara Carfagna ha indirizzato contro Vittorio Sgarbi in un editoriale pubblicato da Il Giornale, riferendosi all’espulsione del deputato dall’Aula dopo lo scontro con l’on. Giusi Bartolozzi. La vicepresidente della Camera ha esordito con una riflessione: “Si dovrà pur decidere prima o poi se vogliamo riformare davvero la giustizia, così come il fisco, la scuola, la burocrazia, o usare la crisi del sistema Italia come palcoscenico per le vanità della politica“.
“L’espulsione” di Vittorio Sgarbi “era un atto dovuto da parte mia, peraltro dopo un doppio richiamo. Nessuna presidenza, in nessuna legislatura, in nessuna circostanza, può lasciar correre parolacce e insulti volgari pronunciati per interrompere e intimidire chi parla“, ha scritto Mara Carfagna.
Insulti “ben documentati anche dagli atti ufficiali dei resoconti parlamentari, oltre che ascoltati da numerosi testimoni. Tuttavia non voglio soffermarmi sull’abc dei regolamenti parlamentari – ma soprattutto della normale educazione“. Mara Carfagna è stata definita fascista da Vittorio Sgarbi attraverso un post su Facebook.
La vicepresidente della Camera ha utilizzato lo spazio su Il Giornale per parlare anche del caso Palamara, che “ha svelato modalità di carriera in magistratura incompatibili con uno Stato di diritto” e “cogliere l’occasione per sottrarre questo dibattito all’invettiva generica e controproducente”.
“Le antiche denunce sull’uso politico della giustizia, che Forza Italia ha portato avanti per un ventennio, spesso sbeffeggiata e offesa, hanno trovato una plastica dimostrazione nelle frasi contro Matteo Salvini che ricorrono nelle intercettazioni dell’ex presidente dell’Anm”, ha spiegato Mara Carfagna.
“Non ci serve tuttavia una ‘Palamaropoli’ che demolisca l’intera categoria dei magistrati, come a suo tempo – anche se lo abbiamo scoperto molto dopo, quando mostrò tutti i suoi limiti – Tangentopoli, che criminalizzò non solo i corrotti, ma l’intera politica italiana, aprendo le porte al populismo antipolitico che sta demolendo il nostro Paese. Ci serve un cambiamento”, ha sottolineato.
“Ci serve meno tifo da curva e più riflessione, anche più dialogo con la gran parte degli ottomila magistrati italiani che fanno il loro dovere, spesso corrono rischi, e hanno letto sconcertati come noi quelle parole e quelle intercettazioni.
“Personalmente sono stata in prima linea nella denuncia delle inchieste persecutorie aperte per anni contro il fondatore del nostro partito Silvio Berlusconi, mai tirandomi indietro anche sui media contro gli ultras del ‘partito delle manette’ e i guru della giustizia ad personam. Ma ho ben chiara la differenza tra chi strumentalizza queste vicende per visibilità o opportunismo e chi veramente crede nel garantismo e nella giustizia giusta”.