Calisto Tanzi è morto: fu protagonista del crac Parmalat e dei successi del Parma Calcio
Morto all'età di 83 anni Calisto Tanzi, ex proprietario della Parmalat e del Parma Calcio
Calisto Tanzi, ex patron di Parmalat ed ex proprietario del Parma Calcio, è morto all’età di 83 anni. L’imprenditore fu protagonista delle vicende che condussero al crac finanziario il gruppo nel 2003.
Processato, fu condannato a 17 anni e 5 mesi. Giunsero poi altre condanne per filoni collegati all’indagine principale, come il crac ParmaTour. Tanzi, alla conclusione di tutti i percorsi giudiziari avrebbe accumulato oltre 39 anni di carcere.
Tra cumuli e indulto gli anni di detenzione sono scesi a una ventina.
A lungo è stato rinchiuso ai domiciliari a casa sua, una villa (di proprietà della moglie) alle porte di Parma.
Calisto Tanzi e gli anni d’oro della sua ascesa imprenditoriale
Tra gli anni ’70 e ’80 Tanzi investì parecchie risorse economiche nella promozione commerciale dei propri marchi, con campagne pubblicitarie innovative e programmi di sponsorizzazione sportiva: dai campioni di sci alpino Gustav Thöni e Ingemar Stenmark, ai piloti di Formula 1 Niki Lauda e Nelson Piquet e alla scuderia Brabham.
Calisto Tanzi a un’udienza del processo relativo al crac finanziario Parmalat
Proprio agli anni Ottanta risale l’acquisto del Parma Calcio, neopromosso in serie A. Durante la sua gestione, la società conobbe gli anni più fulgenti della sua storia sportiva, arrivando a conquistare la Coppa delle Coppe nell’indimenticabile notte di Wembley nel 1993.
Chi era Calisto Tanzi
Tanzi ha fondato la sua azienda nel 1961 acquistando un piccolo caseificio di Collecchio, nei pressi di Parma. Il suo fiuto per gli affari lo portò a spingere inizialmente sulla vendita porta a porta dei prodotti. Negli anni successivi perfezionò il suo prodotto inserendo nel mercato le prime confezioni in tetrapack e riuscendo a garantire il processo a lunga conservazione del latte. Costruì un impero che andò in pezzi nel 2003.
Nel dicembre 2003, la multinazionale del latte aveva i conti in disordine. E non di poco: la Bonlat di Cayman aveva le casse vuote, una discarica di falsi. Parmalat, oggi in mano ai francesi di Lactalis, era già in default dai primi anni 90.
I numeri dati pubblicamente, però, tornavano sulla carta (ma non nella realtà), perché Calisto Tanzi e Fausto Tonna avevano prodotto falsi in bilancio su scala industriale, arrivando ad avere debiti per 14,5 miliardi.
Quando si scoprirono i conti reali, le azioni dell’azienda colarono a picco polverizzando il risparmio di decine di migliaia di investitori. Poco prima del crac l’agenzia di rating Standard & Poor’s giudicava il titolo Parmalat non speculativo (investment grade).
Come spiega il Corsera, nel 2003 su 90 studi degli analisti di Borsa solo 14 consigliavano di vendere; e il 17 novembre (un mese prima della dichiarazione di default) la grande banca Usa Citigroup invitava i suoi clienti ad acquistare titoli Parmalat perché “è un’azienda che ha fondamentali attraenti e prospettive di crescita nel 2004-2005”.