Bucha, l'ambasciatore russo all'Onu nega il massacro: "Nessuna violenza" da parte delle truppe di Mosca
La strage di Bucha arriva al Consiglio di sicurezza dell'Onu: l'ambasciatore russo nega le violenze
Rivolgendosi al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiesto un processo come quello di Norimberga per i “crimini di guerra” commessi dalla Russia. Accuse che sono state rispedite al mittente dall’ambasciatore russo all’Onu, Vassili Nebenzia, che nel suo intervento all’Onu ha denunciato quelle che definisce “menzogne” sulle atrocità di cui sono accusati i russi a Bucha.
Bucha, l’ambasciatore russo all’Onu nega il massacro
Le immagini dei cadaveri abbandonati per strada e della devastazione subita dalla città ucraina di Bucha hanno sconvolto il mondo. Intervenendo alle Nazioni Unite, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha denunciato le violenze commesse dalle truppe russe a Bucha e non solo, chiedendo un tribunale “sul modello di Norimberga” per giudicare i responsabili dei “crimini di guerra “commessi in Ucraina.
Al presidente ucraino ha risposto l’ambasciatore russo all’Onu, Vassili Nebenzia, che ha negato ancora una volta le responsabilità delle truppe russe nel massacro di Bucha. Nel suo intervento il diplomatico di Mosca ha parlato di “menzogne”, “vili provocazioni” e “propaganda anti russa”.
Nebenzia ha ripetuto quanto più volte sostenuto dalla Russia in questi giorni: il massacro di Bucha sarebbe una “messinscena” architettata dagli ucraini e i civili ritrovati cadaveri in strada sarebbero morti dopo il ritiro delle truppe russe dalla città.
L’ambasciatore russo all’Onu: “Nessuna violenza”a Bucha
“Durante il periodo in cui la città era sotto il controllo delle truppe russe, nessun pacifico residente locale ha subito azioni violente“, ha affermato l’ambasciatore russo all’Onu. “La gente si muoveva con calma per la città e usava le comunicazioni cellulari”, ha aggiunto, sostenendo anche che “le uscite dalla città non erano state bloccate”.
“Tutte le unità delle forze armate russe si sono completamente ritirate da Bucha come gesto di buona volontà il 30 marzo, il giorno dopo il round di colloqui faccia a faccia tra Russia e Ucraina in Turchia”, ha spiegato Nebenzia.
Dopo Bucha la Russia si aspetta “nuove vili provocazioni, nuovi tentativi di denigrare i soldati russi, di presentarli come sadici, assassini e stupratori”, ha detto il diplomatico, aggiungendo che Mosca ha invaso l’Ucraina “non per desiderio di terre, ma per portare la pace“.
Strage di Bucha, la Russia respinge le accuse
Da giorni la Russia nega ogni responsabilità per il massacro di Bucha, parlando di “menzogne” e “messinscena”, ma finora non ha portato elementi concreti a sostegno di questa tesi.
Uno degli argomenti più volte usato da Mosca per negare l’accusa di aver torturato e ucciso civili ucraini è che i corpi ritrovati a Bucha “non sembrano cadaveri che sono rimasti lì per molti giorni”, come ha ripetuto alle Nazioni Unite l’ambasciatore russo Nebenzia.
Secondo la Russia il massacro sarebbe avvenuto dopo il 30 marzo, la data ufficiale in cui il suo esercito ha lasciato la città che aveva occupato nei primi giorni di guerra. Le immagini satellitari della Maxar Technologies diffuse da Reuters però smentiscono questa versione.
Nelle foto scattate dal satellite, risalenti al 19 marzo, si vedono almeno una decina di cadaveri per strada nella via resa tristemente nota da alcuni video che mostrano i mezzi militari ucraini effettuare uno slalom tra i corpi nei giorni successivi al ritiro dei russi.
A smentire la versione russa ci sono anche le testimonianze e i racconti degli abitanti di Bucha e dei primi giornalisti occidentali arrivati nella cittadina ucraina per documentare le violenze.