Borseggiatrice arrestata a Roma dopo 20 anni di furti: evitava il carcere grazie alle gravidanze
Una borseggiatrice è stata arrestata e dovrà scontare decine di anni di carcere dopo aver evitato la prigione grazie alle gravidanze
Arrestata dopo 20 anni di furti. Una borseggiatrice che agiva a Milano, Brescia e Roma è stata messa in carcere dopo quasi 150 reati: aveva evitato la prigione programmando appositamente la gravidanza.
- L'arresto della borseggiatrice
- Quanto dovrà restare in carcere
- Le regole sulle donne in gravidanza e il carcere
L’arresto della borseggiatrice
I carabinieri di Roma hanno arrestato in un campo nomadi di Castel Romano una donna di 31 anni di origini croate accusata di aver commesso 148 crimini, principalmente legati al borseggio.
La 31enne è stata condannata per tutti i reati ma ha sempre evitato il carcere grazie all’utilizzo della gravidanza strumentale, in modo da non dover restare mai all’interno della prigione assegnatale dal giudice.
Castel Romano, dove è avvenuto l’arresto
Avrebbe commesso furti e scippi nelle metropolitane di Roma e di Milano e per un periodo anche nelle strade di Brescia, cominciando quando era ancora soltanto una ragazzina.
Quanto dovrà restare in carcere
In quasi 20 anni di reati la 31enne arrestata a Roma avrebbe collezionato 148 condanne che l’hanno portata ad accumulare una pena residua di 30 anni di reclusione che dovrà scontare ora nel carcere di Rebibbia.
Il primo arresto risale però soltanto a 5 anni fa, a settembre del 2019 quando si trovava a Milano ed era stata arrestata proprio a causa di un tentato borseggio avvenuto all’interno della metropolitana del capoluogo lombardo.
Fu quella la prima occasione in cui il giudice sospese la sua pena a causa del fatto che la donna risultava incinta e quindi non poteva essere detenuta in carcere secondo le regole imposte dal codice penale.
Le regole sulle donne in gravidanza e il carcere
L’articolo 146 del codice di procedura penale impone il rinvio obbligatorio dell’esecuzione di una pena in carcere per tutte le donne che hanno figli di età inferiore a un anno o che risultano incinte al momento della condanna.
La stessa norma vale anche per coloro che soffrono di malattie gravi e conclamate, come l’Aids, e si iscrive sia in un contesto di tutela del minore che di quello di protezione della salute dei detenuti.
Una legge del 1975 prevede poi che le madri possano tenere con sé il proprio figlio in carcere fino al compimento del terzo anno di età, norma che tutt’oggi comporta la presenza di bambini piccoli nelle prigioni italiane.