Bologna, è morta la piccola Kristina, la bimba ucraina disabile di 5 anni scappata dalle bombe russe
La bimba disabile di 5 anni era scampata alle bombe russe da Nova Kakhovka, 50 chilometri a sud di Kherson, in Ucraina: purtroppo non ce l'ha fatta
La piccola Kristina, la bimba ucraina disabile di 5 anni scappata dalle bombe russe ad aprile e portata in Italia dai volontari di Anas Sardegna assieme alla madre Oxana e al fratello di 17 anni, è morta mercoledì 10 aprile dopo essere stata dimessa l’ospedale Sant’Orsola di Bologna.
I funerali
La piccola era era stata ricoverata a seguito di un controllo neurologico.
Mercoledì 10 agosto Kirstina è morta per il decorso della malattia, due giorni dopo essere stata dimessa dall’ospedale bolognese. La notizia, anticipata dal Corriere di Bologna, è stata confermata all’Ansa da Samantha Carletti, presidente dell’associazione Pks Italia.
La bimba era affetta da una sindrome molto rara, la Pallister-Killian (Pks).
I funerali si sono celebrati presso la Chiesa ortodossa di San Basilio, a Bologna, nella mattinata di venerdì 12 agosto.
La vicenda
La piccola Kirstina era rimasta bloccata dal 25 febbraio scorso in un palazzo senza ascensore a Nova Kakhova, a 50 chilometri da Kherson, nell’Ucraina meridionale, città attualmente occupata dalle truppe russe.
La città di Kherson, occupata dall’esercito russo
Oxana e la madre sono riuscite a fuggire dai bombardamenti russi grazie al lavoro dall’associazione Pks Italia di Bologna e dalla Rete Anas Soccorso Sardegna che ha organizzato una missione per portare in salvo mamma e figlia e il suo fratello di 17 anni.
Dopo un viaggio difficile e molto pericoloso, Oxana e i figli sono riusciti ad arrivare in Italia.
Disposta l’autopsia
Secondo quanto riferito dall’Ansa, il corpo della piccola Kristina è stato sottoposto all’autopsia per capire l’esatta causa della morte, visto che la sindrome è polimalformativa e intacca non solo il sistema nervoso ma anche altri organi.
Nel frattempo, la guerra in Ucraina prosegue continuando a provocare morti fra i civili. Negli ultimi giorni, il raid a Zaporizhzhia è stato oggetto di un rimbalzo di responsabilità tra Russia e Ucraina, che reciprocamente si accusano di aver provocato l’ennesimo disastro del conflitto in corso.