Bimba morta in auto a Roma dimenticata dal papà: cos'è la Forgotten Baby Syndrome spiegata dalla psicologa
Dopo il caso di Roma, dove un padre ha dimenticato la figlia di 14 mesi in auto, episodio analogo in Belgio: cos'è la Forgotten Baby Syndrome
Pochi episodi nell’arco di un paio di giorni hanno risvegliato l’attenzione sui rischi dell’abbandono di minori in auto, per ‘dimenticanza’. Il più eclatante, in Italia, è accaduto a Roma, dove la piccola Stella, di appena 14 mesi, è morta dopo che il padre si era dimenticato di lasciarla all’asilo e si era diretto al lavoro, lasciandola nella vettura al sole, nel quartiere della Cecchignola. Un altro, recentemente, è avvenuto in Belgio. Entrambi hanno a che fare con la Forgotten Baby Syndrome, ossia la ‘sindrome del bimbo dimenticato’. La psicologa e psicoterapeuta Valeria Fiorenza Perris, ai microfoni di Virgilio Notizie, ha spiegato di cosa si tratta.
- Neonato di 6 mesi morto in Belgio
- La sindrome del bimbo dimenticato e la legge sui sistemi antiabbandono
- L'intervista alla psicologa Valeria Fiorenza Perris
Neonato di 6 mesi morto in Belgio
Un altro episodio si è verificato, oltre a quello di Cecchignola, è avvenuto a poche ore di distanza in Belgio.
In questo caso la vittima è un neonato di 6 mesi, che la madre era convinta di aver portato al nido, lasciandolo invece per diverse ore a bordo della vettura, parcheggiata al sole davanti all’ospedale dove la donna stessa lavora come impiegata.
La sindrome del bimbo dimenticato e la legge sui sistemi antiabbandono
La Forgotten Baby Syndrome consiste in un black out mentale che subentra quando il genitore semplicemente non si ricorda e non si accorge di aver lasciato il proprio figlio sul seggiolino posteriore dell’auto.
Va ricordato che dal 2019 una legge prevede l’obbligatorietà dei sistemi antiabbandono per i bambini fino a 4 anni: la norma stabilisce che a bordo delle vetture siano presenti seggiolini con dispositivi di allarme.
Può trattarsi di prodotti che hanno già integrato un sistema di allarme come dotazione di base oppure collegato al veicolo.
Altrimenti ci si può avvalere di un apparecchio indipendente dal seggiolino e dal veicolo.
L’obiettivo che far sì che i dispositivi si attivino in modo automatico con un allarme che scatti nel momento in cui il guidatore spenga il motore o chiuda l’auto, avvertendo della presenza del bambino nel veicolo con segnali visivi e/o acustici, percepibili all’interno del veicolo o all’esterno della vettura.
L’intervista alla psicologa Valeria Fiorenza Perris
Di cosa si tratta e come si interviene? Quali sono le cause e come si può aiutare il genitore che vive, oltre alla tragedia della perdita del figlio o della figlia, anche il senso di colpa? A rispondere a Virgilio Notizie è la psicologa e psicoterapeuta Valeria Fiorenza Perris.
Dal 1998 sono 11 le piccole vittime della “Forgotten Baby Syndrome”: di cosa si tratta?
“La Forgotten Baby Syndrome, in italiano ‘sindrome del bambino dimenticato’, è un fenomeno per cui i caregiver, in particolare i genitori, dimenticano i propri figli nell’autovettura senza averne alcuna consapevolezza o percezione fino al momento in cui il bambino viene ritrovato, purtroppo nella maggior parte dei casi, senza vita”.
Chi è più soggetto a questi “vuoti di memoria”?
“Purtroppo è un fenomeno assolutamente non prevedibile che può accadere a chiunque, senza alcun preavviso. Sicuramente il genitore più a rischio è quello che, di solito, non ha con sé il figlio in quel particolare percorso. Se, ad esempio, non si è incaricati di accompagnare quotidianamente il bimbo al nido, ci sono più probabilità che la dimenticanza possa avvenire in quel momento in cui, generalmente, si è da soli in auto”, risponde l’esperta del servizio psicologico ‘UnoBravo’.
In questi casi si parla di black out. Il padre di Stella, un carabiniere di 45 anni, si è detto “convinto” di aver lasciato la figlia al nido. Cosa accade nella mente di chi dimentica il proprio figlio in auto?
“Le principali cause sono attribuibili alla stanchezza, allo stress, alla mancanza di sonno che purtroppo incidono negativamente sulla memoria. In questi casi il genitore compie in modo assolutamente meccanico i comportamenti che è solito mettere in atto ogni giorno: questi automatismi prendono il sopravvento, allontanando dalla consapevolezza la presenza in auto del piccolo”, spiega la psicologa.
Oltre alla tragedia della perdita di un figlio e alle conseguenze giudiziarie, il genitore deve fare i conti anche con il senso di colpa. Come si può gestire?
“Questo tipo di eventi rappresenta un trauma estremamente difficile da elaborare, per tutti. La coppia e l’intera famiglia può uscirne distrutta. C’è bisogno di tempo, di cura, di supporto. Le conseguenze sul piano psicologico possono essere davvero importanti e non vanno sottovalutate. Il sostegno dei familiari, delle persone vicine è fondamentale, come pure la possibilità di rivolgersi a un esperto, di prendersi uno spazio per elaborare la perdita di un figlio e i vissuti di rabbia, colpa e profonda depressione che potrebbero emergere”.