Napoli, avvocato discriminato dal giudice perché nero: il caso
Al Tribunale per i minorenni di Napoli un avvocato sarebbe stato discriminato da una giudice perché nero
Episodio spiacevole al Tribunale per i minorenni di Napoli, dove l’avvocato Hilarry Sedu sarebbe stato vittima di una discriminazione per il colore della sua pelle da parte del giudice. A raccontare la vicenda è stato lo stesso avvocato sui suoi profili social.
“Impulsivo come sono, ero tentato di insultarla, ma ho voluto mettere avanti il bene della causa da trattare, perché ne vale della vita della mia assistita e della sua bambina. No, non è razzismo, è solo idiozia”, ha commentato Sedu prima di precisare: “Comunque, cara giudice (onorario) sono anche Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Napoli”.
Nel dettaglio, ecco cosa è successo al Tribunale secondo la versione dei fatti fornita all’Ansa dall’avvocato: “Stamattina all’inizio della trattazione di una causa al Tribunale per minorenni trovo questo neo magistrato onorario che mi chiede di esibire il tesserino. Lo faccio, dopo di che, stupita mi chiede ‘Dunque tu sei avvocato?’ E rispondo di sì, poi mi chiede: ‘Avvocato con la laurea?’“.
“Quindi – ha commentato Hilarry Sedu – la cosa è grave di per se partendo dal fatto che si dia del tu a una persona sconosciuta ma è ancora più grave perché rappresenta una riserva di pregiudizio che non ci dovrebbe essere soprattutto all’interno di un Tribunale per minorenni e ritengo questa persona non idonea a svolgere l’attività che svolge perché va a incidere e discute della capacità genitoriale delle persone e soprattutto incide sulle vite dei minori”.
“In quel momento – ha aggiunto l’avvocato – non ho potuto reagire perché il bene supremo da tutelare in quel preciso istante era la trattazione di quella causa e quindi qualsiasi altra interazione o malumore poteva compromettere l’andamento della causa da trattare e quindi ho dovuto anteporre l’interesse della mia assistita con la sua bambina al mio di interesse di persona che è stata lesa da un retropensiero discriminatorio e di pregiudizio”.
“Sicuramente – ha ricordato ancora – qualche altra occasione c’è stata ma bastava solo l’esibizione del tesserino e non avevo mai trovato nessuno che perseverasse nel chiedermi i titoli che io ho meritato di avere”.
“In questo specifico caso non voglio parlare di razzismo – ha concluso – perché il razzista si sarebbe limitato ad accertare il tesserino e poi magari fare un provvedimento negativo ma la perseveranza a richiedermi i titoli rappresenta l’inadeguatezza di una persona che giudica la vita delle altre persone.