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Assad lascia la Siria e scappa in Russia, bacio della morte di Erdogan a Putin: il nuovo ruolo della Turchia

Assad ha trovato asilo in Russia, cosa succederà adesso in Siria e in Medio Oriente: il ruolo di Putin e il bacio della morte di Erdogan

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Dopo ore e giorni di mistero, è arrivata la conferma. Assad si trova in Russia con la sua famiglia, a Mosca, dopo che il presidente Vladimir Putin ha concesso l’asilo al presidente in fuga da Damasco, ormai sotto il controllo dei ribelli. Anche la bandiera con le tre stelle dei combattenti, che hanno preso il potere in Siria, è stata issata sull’ambasciata siriana a Mosca. Quella della Repubblica Araba Siriana, simbolo del regime di Bashar al-Assad, era stata rimossa dall’edificio dopo la presa del potere dell’opposizione. In tutto questo, sullo sfondo è destinato a cambiare il ruolo della Turchia dopo il bacio della morte di Erdogan a PutinMarta Ottaviani, esperta di Medio Oriente, ha analizzato la situazione in un’intervista concessa a Virgilio Notizie.

Le prime parole dei nuovi leader siriani

Hasan Abdul Ghani, uno dei massimi comandanti di Hayat Tahrir alSham, sulla piattaforma X (ex Twitter) si è rivolto ai siriani fuggiti dal regime esortandoli a tornare a casa: “Agli sfollati di tutto il mondo, la Siria libera vi attende”.

I primi effetti del cambio di potere si registrano anche sul campo con file di famiglie siriane nella Turchia meridionale che, come riportano diverse fonti, attendono di entrare nel Paese al valico di frontiera di Oncupinar, vicino alla città di Kilis.

assad putinFonte foto: IPA
Assad e Putin, in uno scatto al Cremlino del 2021

Le reazioni dell’Europa

Se il mondo osserva gli eventi di queste ore in Siria, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha avuto un colloquio telefonico con il re di Giordania, Abdullah.

Su X, von der Leyen ha scritto che “l’integrità territoriale della Siria e la protezione delle minoranze sono fondamentali. Resteremo in stretto contatto data la situazione instabile”.

Un portavoce della Commissione europea ha invece commentato che “i rifugiati siriani sognano da 10 anni di poter tornare nel loro Paese e ci sono elementi che fanno ben sperare, ma al momento è prematuro valutare gli effetti sulla dimensione migratoria. Il rientro o meno nel Paese è una decisione individuale, per ora giudichiamo che non ci siano le condizioni per rimpatri sicuri e dignitosi in Siria”.

Prudenza in Medio Oriente, da Israele all’Egitto

In un Medio Oriente già scosso dai conflitti in Israele, a Gaza e in Libano, domina la prudenza.

Gli Emirati Arabi esortano le parti alla “saggezza”, l’Egitto condanna l’ulteriore occupazione di territori da parte di Israele in Siria, mentre Tel Aviv annuncia che distruggerà “l’arsenale strategico pesante della Siria”.

Il tutto mentre da Mosca il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, dichiara come la Russia stia agendo per garantire la “sicurezza” delle sue basi in Siria e si dice “sorpreso” dalla presa del potere da parte dei ribelli nel Paese: “Per quanto riguarda la posizione del presidente Assad, non ho nulla da dirvi. Quello che è successo ha sorpreso il mondo intero e, in questo caso, non facciamo eccezione”.

L’intervista a Marta Ottaviani

Che ruolo ha Vladimir Putin oggi, che ha accolto in Russia Bashar al-Assad?

“Putin non poteva non concedere l’asilo ad Assad per due motivi: il primo è che è stata il maggior sponsor (insieme all’Iran) di Assad negli ultimi anni; il secondo è che Assad rappresenta ancora in qualche modo una minaccia, per quanto molto flebile, per chi sta prendendo il potere in Siria e quindi rimane una presenza che può risultare fastidiosa al nuovo corso della Siria stessa”.

Quanto alla Russia, ha ancora delle basi navali strategiche in Siria e ha annunciato di manterrà delle relazioni con i nuovi leader a Damasco. Quali rapporti potranno esserci?

“Il portavoce del Cremlino, Peskov, ha annunciato che la Russia parlerà con chi ha preso il potere in Siria, ma io credo che il dialogo sarà soprattutto con la Turchia di Erdogan che, non dimentichiamolo, è il grande artefice di questo ‘ribaltone’. Oggi è sicuramente il maggior azionista e protettore, di fronte alla comunità internazionale, del Governo di transizione che si sta instaurando. Credo, comunque, che il Cremlino sia stato colto solo in parte di sorpresa da quanto avvenuto: già la scorsa estate Erdogan si era detto disponibile a incontrare Assad, ma non in Turchia. Putin, quindi, avrebbe dovuto fare in qualche modo da negoziatore. Penso che quello abbia rappresentato il ‘bacio della morte’: Putin avrebbe dovuto capire che l’intento era esattamente l’opposto. Adesso il leader russo dovrà parlare con Erdogan. I rapporti tra i due Paese sono comunque ancora piuttosto saldi: mi aspetto un ribilanciamento delle alleanze”.

Ma come si è arrivati a questo punto?

“Ritengo ci siano due fattori da evidenziare: il primo è che questa potrebbe essere l’ultima conseguenza dell’attentato del 7 ottobre, anche se potrebbe accadere ancora qualcosa in Iran; il secondo è che Putin, concentrando le proprie energie nella conquista del Dombass e parte dell’Ucraina, ha dovuto rinunciare a una fetta consistente di influenza russa all’estero”.

Si può parlare un generale indebolimento della cosiddetta Mezzaluna sciita in Medio Oriente?

“Sicuramente sì, anche se c’è stato un forte indebolimento soprattutto dell’Iran che esce a pezzi da questa congiuntura: si è indebolito Hezbollah, sostenuto da Teheran, e non si sa per quanto ancora potrà armare gli Houti, che sono sciiti fino a un certo punto. Tra l’altro l’Iran ha anche un grosso problema di infiltrazione degli apparati interni da parte di Israele. Khamenei è un leader spirituale che ha fatto il suo tempo e le altre fazioni del potere interno sono in lotta tra loro”.

A proposito di Israele, quanto ha da beneficiare di questa nuova situazione?

“Sulla carta Tel Aviv ha da guadagnare, ma chiaramente deve fare i conti con un nuovo governo siriano segnato da una forte matrice qaedista, quindi dubito che adotterà politiche compiacenti e concilianti con Tel Aviv. Inoltre la Turchia di Erdogan, che vi sta dietro, è una fiera oppositrice di Israele. Certo sono molti gli attori che ora dovranno avere a che fare con la nuova Siria a trazione turca, compresi gli Usa così come l’Arabia Saudita e l’Egitto, che potrebbe essere il prossimo ‘obiettivo’ di Erdogan. Diciamo che la Turchia da Cenerentola isolata in Medio Oriente si è riconquistata un posto di primo piano”.

C’è chi parla di sconfitta delle velleità imperialiste persiane a vantaggio di quelle ottomane. Cosa ne pensa?

“Pur essendo sempre molto cauta nel ragionare di categorie imperiali, è indubbio che Erdogan mirasse a creare una zona di influenza turca nel nord della Siria e, pur non avendola invasa, di fatto la considera un proprio protettorato. Con l’Iran sconfitto, è evidente soprattutto una mancanza, quella europea. Il Medio Oriente è stato un po’ lasciato a se stesso da Bruxelles: l’Europa non parla con una voce unica e, anzi, a ben vedere le uscite del presidente francese, Emmanuel Macron, lasciano più di qualche perplessità perché suonano come un compiacimento per l’azione dei ribelli. Sicuramente si può parlare di un neo-ottomanesimo che prende spazio”.

assad-putin-siria Fonte foto: IPA
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