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Negoziati Russia - Ucraina, il Cremlino parla di de-escalation. La pace è possibile?

Come stanno andando gli incontri tra russi e ucraini, le ultime news e notizie. Le richieste di Kiev e di Mosca e le condizioni della pace

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Martedì pomeriggio, durante i negoziati di pace tra Ucraina e Russia in Turchia, a Istanbul, è sembrato che Mosca abbia aperto uno spiraglio alla pace, alludendo anche a un incontro tra i presidenti dei due Paesi, Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin.

Negoziati Russia – Ucraina, chi ha parlato di de – escalation e perché Biden e Blinken non si fidano

Il capo negoziatore russo, Vladimir Medinsky, citato dall’agenzia di stampa russa Tass, ha accennato a “colloqui costruttivi“, aprendo a una possibile de-escalation sul fronte militare. “Faremo due passi concreti per la de-escalation della crisi”, ha dichiarato, con parole che lasciano pochi margini di interpretazione, il capo negoziatore russo, sostenendo che Mosca “interromperà drasticamente l’attività militare vicino a Kiev e Chernihiv“, due delle città sotto assedio in Ucraina.

Le affermazioni del Cremlino sono però state accolte con scetticismo sia dagli Stati Uniti, sia dai leader dell’Ucraina, sia dagli analisti. Questi ultimi, ad esempio, hanno fatto notare come le truppe russe si trovino effettivamente in difficoltà sui fronti citati dal negoziatore. Insomma, quello di Mosca, per gli osservatori, sarebbe un artificio retorico per non ammettere alcuni problemi nel raggiungimento degli obiettivi militari.

Tra gli scettici, c’è anche il presidente Usa Joe Biden, che ha detto di essere in attesa di “azioni concrete”, mentre il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha notato come i movimenti dell’esercito invasore assomigliano più a un “riposizionamento” che non a “un ritiro”.

Significa che Mosca potrebbe dirottare le forze attualmente impegnate a Chernihiv e Kiev su fronti in cui la vittoria appare maggiormente a portata di mano.

“Gli ucraini non sono ingenui. Hanno imparato la lezione in questi 34 giorni di invasione e in otto anni di guerra nel Donbass: possiamo fidarci solo di un risultato concreto”, sono state invece le parole del presidente dell’Ucraina. Con il titolo “Prove di tregua sotto i missili” il Corriere della Sera di mercoledì sottolinea come, nonostante i propositi espressi a parole, nei fatti la violenza del conflitto non risulta in attenuazione.

In breve, nessuno si fida delle parole della Russia e la previsione degli esperti è di almeno alcune settimane di negoziati prima che si possa raggiungere l’obiettivo ventilato dai negoziatori russi.

Negoziati russi – ucraini, ancora bombardamenti a Chernhiv e a Kiev: il bluff di Mosca?

I sospetti espressi qui sopra sono stati confermati dai bombardamenti di mercoledì mattina. Ci sono state nuove esplosioni nel nord-ovest di Kiev. I reporter della Bbc hanno riferito di esplosioni a circa 20 km dalla città, anche se i giornalisti non sono stati in grado di chiarire se a sparare siano stati i russi o gli ucraini. In precedenza anche la Cnn aveva dato conto di pesanti colpi di artiglieria e razzi nell’area di Kiev.

Il governatore di Chernihiv, Viacheslav Chaus, ha inoltre denunciato su Telegram che la città è stata colpita dagli attacchi russi per tutta la notte, nonostante le dichiarazioni del giorno prima lasciavano sperare in una tregua.

Le operazioni militari dei russi sono proseguite a Lysychansk, nel Donbass, e a Mariupol, la città costiera quasi completamente distrutta dalle operazioni dell’esercito invasore.

Incontri Kiev – Mosca, cosa dicono gli analisti: “La ritirata non è una resa”, la versione degli esperti

“De-escalation è un eufemismo per ‘ritirata’”, ha detto Lawrence Freedman, esperto di studi sulla guerra e docente al King’s College di Londra, al New York Times. Per l’analista, la Russia starebbe semplicemente ridimensionando le proprie ambizioni, adeguandole alla situazione sul campo: “La guerra è piuttosto empirica”, ha continuato Freedman, secondo cui i russi non starebbero bluffando quando affermano che si stanno concentrando sul Donbass, perché è “tutto quello che possono fare”.

Ma la ritirata, sottolineano ancora gli esperti, non è una resa. Quindi i movimenti sul campo non significano necessariamente che la Russia sia pronta a prendere seriamente in considerazione la pace: “Questo richiederebbe un risultato migliore per il presidente russo Vladimir V. Putin da vendere in casa come una vittoria”, scrive il quotidiano americano.

Colloqui Russia – Ucraina, le richieste di Kiev e quelle del Cremlino: le condizioni della pace

Attualmente le posizioni sono le seguenti: gli ucraini sarebbero disposti ad avviare negoziati in 15 anni per concordare con i russi lo status della penisola di Crimea e della regione del Donbass. Ma un accordo, per chi tenta di interpretare la direzione del negoziato, dovrebbe almeno includere Mariupol, la città costiera semi distrutta dai russi e strenuamente difesa dall’esercito di Kiev.

L’ostinazione di Mosca sul fronte meridionale dipenderebbe dal fatto che Mariupol rappresenta un punto di passaggio tra la Crimea, ad ovest, e il Donbass, ad est. Entrambe le aree sono occupate dagli invasori, ma senza Mariupol non sono in comunicazione.

I combattimenti hanno devastato le città dell’Ucraina.

Il concetto viene riassunto, sempre al New York Times, dall’analista francese François Heisbourg, che si occupa di difesa alla Foundation for Strategic Research. “La Russia non è in grado di negoziare seriamente perché deve fare di meglio durante la guerra”, ha spiegato, sottolineando, anche, come la ritirata rappresenti per i russi un’opportunità di consolidarsi, riorganizzarsi, allontanarsi da luoghi logisticamente fuori portata, “dove hanno già finito il cibo e le munizioni“.

C’è poi chi ha messo in relazione quanto fatto dai russi in questa occasione al conflitto per l’annessione della Crimea nel 2014. In effetti i combattimenti, dopo l’annessione della penisola, in seguito a un contestatissimo referendum, non si sono mai arrestati del tutto, proprio perché Mosca continuava a sostenere attivamente i separatisti. Secondo questa interpretazione, l’allusione dei negoziatori alla pace rappresenterebbe solo una pausa, stante la ferma volontà dei russi di continuare la guerra.

Diversi giorni fa istituti di analisi e osservatori avevano avvisato che la guerra in Ucraina stava per entrate in una nuova fase, una fase di stallo, preoccupante in quanto si preannunciava molto sanguinaria.

I piani della Russia prevedevano una guerra lampo, la presa, immediata, di città come Kharkiv, Kiev, Odessa, nessuna delle quali, attualmente, è nelle mani dei russi. Lo scopo sarebbe stato quello di sostituire l’attuale governo anti russo e insediare, al posto di Zelensky, leader fedeli a Mosca.

Il piano, a poco meno di un mese dall’inizio dell’invasione, è chiaramente fallito e i generali di Putin “stanno finendo il tempo, le munizioni e la manodopera”.

Fonte foto: ANSA
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