Psicofarmaci nel caffè della collega per non perdere il lavoro

Ha versato ansiolitici nel cappuccino di una collega per un anno, perché non voleva “perdere il posto di lavoro”. Drogando la rivale, sperava di indurla a fare passi falsi. È successo in un’agenzia di Bra (Cuneo), dopo che la direzione ha annunciato tagli al personale. Un’impiegata 53enne, sentendosi minacciata, ha pensato di applicare alla vita vera quella che sembra la trama di un film. Ne dà notizia Il Messaggero.

La donna continua a dichiararsi innocente, ma le telecamere dei Carabinieri l’hanno colta sul fatto, e con rito abbreviato è stata condannata in primo grado dal Tribunale di Asti a 4 anni di carcere per lesioni personali aggravate.

Incaricata di andare ogni mattina al bar di fronte all’agenzia per prendere il caffè per tutto l’ufficio, nell’ottobre 2017 aveva iniziato ad allungare quello della collega con elevate dosi di benzodiazepine, psicoformaci utilizzati per curare ansia, attacchi di panico, insonnia ed epilessia.

La vittima ha subito iniziato ad avvertire gli effetti delle medicine, come sonnolenza, riflessi rallentati e malessere generalizzato. Dopo essere stata visitata da molti specialisti, che non sono riusciti a individuare il problema, e trascorrendo periodi vari in malattia, si è resa conto di stare male solo durante le mattinate in ufficio.

Con i primi sospetti, ha iniziato così a non bere più il caffè della collega. I Carabinieri  hanno seguito e filmato la sospettata al bar, notando che prima di portare il vassoio a lavoro aggiungeva qualcosa in una delle tazzine, e hanno anche analizzato il cappuccino, scoprendo quantità estreme di benzodiazepine.

Il giudice Giorgio Morando ha spiegato nelle motivazioni di sentenza, come riporta Il Messaggero, che alla luce di alcuni episodi si potrebbe prefigurare anche il reato di tentato omicidio.  La vittima, sotto effetto degli psicofarmaci, ha infatti avuto un brutto incidente stradale, finendo contro un albero.