Anm elegge Cesare Parodi, su riforma della giustizia si dialoga con il governo ma "lo sciopero non è revocato"
Cesare Parodi è il nuovo presidente dell’Anm. Confermato lo sciopero del 27 febbraio contro la riforma della giustizia, ma c'è possibilità di dialogo
Cesare Parodi è il nuovo presidente dell’Associazione nazionale magistrati. Dopo una riunione durata 9 ore, il Comitato direttivo centrale ha scelto il magistrato torinese come successore alla guida dell’Anm. Parodi ha ribadito la volontà di dialogare con il governo sulla riforma della giustizia, ma senza arretrare sullo sciopero del 27 febbraio, confermato come segnale di protesta.
Cesare Paroli eletto presidente Anm
Cesare Parodi è stato eletto presidente dell’Anm al termine di un lungo confronto tra le correnti dell’associazione. Esponente di Magistratura Indipendente, la corrente moderata che ha ottenuto il maggior numero di voti alle ultime elezioni del direttivo, Parodi è attualmente procuratore aggiunto a Torino e ha 62 anni.
La sua nomina è arrivata nel corso del Comitato direttivo centrale, che ha rinnovato anche altre cariche, nominando Ruocco Maruotti (Area) segretario generale e Marcello De Chiara (Unicost) vicepresidente.
Fonte foto: ANSA
Dal punto di vista personale, Parodi è in magistratura dal 1990 e ha una lunga carriera alle spalle. Attualmente è procuratore aggiunto nel pool fasce deboli della Procura di Torino. È sposato con la collega Nicoletta Quaglino, sostituto procuratore aggiunto alla Procura generale di Torino, e ha due figlie.
Le prime parole
Nel suo primo intervento da presidente dell’Anm, Parodi ha parlato della necessità di dialogare con il governo senza però arretrare sulle posizioni della magistratura. “La trattativa con il governo sulla riforma non esiste, perché non veniamo meno alle nostre idee, ma ben venga il dialogo”, ha dichiarato. Ha poi fatto appello all’unità delle toghe, sottolineando che la battaglia sulla riforma va affrontata insieme.
Parodi ha inoltre chiarito la posizione dell’Anm sullo sciopero: “Non è stato revocato e non lo revocheremo, a meno che il governo non congeli la riforma della giustizia”. Un messaggio netto, che ribadisce la tensione tra governo Meloni e le toghe, esplicitata dalle provocazioni della premier in televisione.
Lo sciopero delle toghe
Il 27 febbraio i magistrati incroceranno le braccia contro la riforma della giustizia. La decisione è stata presa dall’Anm dopo il primo via libera della Camera alla separazione delle carriere, tema centrale dello scontro con il governo.
Oltre allo sciopero, i magistrati hanno annunciato una serie di iniziative simboliche: durante le aperture dell’anno giudiziario, hanno partecipato in toga con coccarda tricolore in vista. In occasione dell’intervento del ministro della Giustizia Carlo Nordio, i magistrati hanno invece lasciato l’aula con la Costituzione alla mano.
L’Anm ha chiarito che non si tratta di una forma di ribellione, ma di un modo per rendere visibile il dissenso. Lo sciopero sarà solo uno dei primi passi di una mobilitazione più ampia, che potrebbe culminare in un referendum costituzionale sulla riforma della giustizia.
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