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Allarme Unesco su Venezia da inserire tra siti dei Patrimoni dell'umanità a rischio: colpa di clima e turismo

L'Unesco ha lanciato il secondo allarme in due anni, chiedendo di inserire Venezia nei siti del Patrimonio dell'umanità a rischio: cosa significa

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Allarme dell’Unesco: Venezia è a rischio. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura raccomanda di inserire la città lagunare nella lista dei Patrimoni dell’umanità in pericolo. Lo rende noto il World Heritage Centre, un ramo dell’Unesco. Tra le cause principali, oltre ai cambiamenti climatici, anche il turismo di massa.

L’allarme dell’Unesco

L’Unesco – nel documento anticipato da Repubblica – riconosce una serie di progressi fatti dalle autorità italiane, come lo smantellamento del deposito di Gpl a Chioggia, le barriere di protezione dall’acqua alta per la basilica San Marco o la messa in funzione del sistema Mose, di cui però mancano ancora – sottolinea il rapporto – un completo e dettagliato studio di impatto ambientale.

Ma l’allarme dell’Organizzazione arriva dopo che le misure adottate sono state considerate “insufficienti” per contrastare il degrado del sito dovuto in particolare al turismo di massa e ai cambiamenti climatici: “Il continuo sviluppo (della città, ndr), gli impatti dei cambiamenti climatici e del turismo di massa rischiano di provocare cambiamenti irreversibili all’eccezionale valore universale del bene“, si legge in una nota che raccomanda l’iscrizione della città “nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità in pericolo”.

veneziaFonte foto: ANSA
Venezia, in uno scatto del 30 luglio 2023

Tale raccomandazione potrebbe essere votata dagli Stati membri dell’Unesco a settembre 2023.

L’allarme del 2021

Non si tratta del primo allarme lanciato dall’Unesco nei confronti di Venezia (che vi è entrata nel 1987).

Il 21 giugno 2021, infatti, gli organi tecnici dell’organizzazione avevano scritto in una nota che per le grandi navi nel canale San Marco “occorre urgentemente” una “soluzione di lungo periodo” che dia massima priorità all’ipotesi di impedire totalmente l’accesso in Laguna, preferibilmente “reindirizzandole verso porti più adatti nell’area”.

Il 7 luglio 2021 Dario Franceschini, ministro dei Beni culturali del Governo Draghi, aveva poi annunciato come fosse stata “scongiurata l’iscrizione di Venezia nella lista del Patrimonio dell’umanità in pericolo. Grazie alle decisioni del Governo sul blocco del passaggio delle grandi navi davanti a San Marco e al canale della Giudecca si è raggiunto un primo, importante risultato. Adesso, l’attenzione mondiale su Venezia deve rimanere alta ed è dovere di tutti lavorare per la protezione della laguna e individuare un percorso di sviluppo sostenibile per questa realtà unica, in cui la cultura e l’industria creativa sono chiamate a giocare un ruolo da protagonista”.

Le buone intenzioni, però, non sono bastate all’Unesco che, due anni dopo, ha lanciato un nuovo allarme.

Cosa comporta entrare nella lista dei Patrimoni dell’umanità a rischio

La cosiddetta danger list è un elenco stilato dall’Unesco di cui fanno parte siti attualmente sotto minaccia oppure considerati potenzialmente a rischio per probabili pericoli futuri.

Al momento, nessun sito italiano è in questa lista.

Prima che un sito possa essere inserito nella lista dei Patrimoni dell’umanità in pericolo, le sue condizioni vengono valutate e viene sviluppata un’ipotesi di programma di misure di tutela in collaborazione con il governo locale, come già successo a Venezia nel 2021.

La decisione finale per l’iscrizione alla lista viene presa dal Comitato del patrimonio mondiale dell’Unesco. L’organizzazione può:

  • stanziare dei fondi per contribuire a porre rimedio alle cause del rischio;
  • analizzare annualmente lo stato di conservazione del sito;
  • richiedere ulteriori misure di tutela;
  • cancellare il sito dalla lista dei patrimoni in pericolo;
  • cancellare il sito dalla lista dei Patrimoni dell’umanità.

Secondo uno studio del 2016 citato da Il Giornale, i maggiori guadagni legati al marchio Unesco sono pari al 30%.

Anche se, sempre nel 2016, un altro studio di Pricewaterhouse Coopers rilevava che i siti Unesco dell’Italia godono di uno scarso ritorno commerciale: 16 volte inferiore a quello dei siti americani (che sono la metà), 7 di meno di quello dei beni inglesi e 4 di quello dei francesi.

Dal 2024 si paga: arriva il ticket

Nel frattempo, è slittato al 2024 il ticket per entrare a Venezia, atteso per gennaio 2023.

Una decisione presa per limitare il turismo di massa: il centro storico, nel 2022, è sceso per la prima volta sotto i 50 mila residenti a fronte di numeri di visitatori giganteschi, circa 23 milioni all’anno, secondo l’Ansa.

Il contributo di ingresso costerà dai 3 ai 10 euro e non dovrà essere versato da tutti: servirà per pagare lo smaltimento dei rifiuti, risolvere i problemi della mobilità e risanare i danni causati dal moto ondoso prodotto anche dall’aumento del traffico di taxi e barche private.

venezia-unesco Fonte foto: ANSA
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