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Allerta terrorismo in Italia a Pasqua e Pasquetta dopo il Comitato nazionale di sicurezza riunito dal Viminale

Il Viminale riunisce il Comitato nazionale di sicurezza per l'allarme terrorismo in Italia a Pasqua e Pasquetta dopo l'attentato a Mosca

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Il Viminale intensifica le attività di vigilanza e di controllo. Le forze di polizia solo al lavoro sulla pianificazione di specifici servizi operativi, fissi e dinamici. Massima attenzione “ai luoghi di maggiore aggregazione e transito di persone”: così si muove il Ministero dell’Interno, che ha riunito il Comitato nazionale di sicurezza dopo l‘allarme terrorismo in tutta Europa in seguito all‘attentato di Mosca, in vista di Pasqua e Pasquetta. L’intervista concessa a Virgilio Notizie da Gregory Alegi.

Cos’è il Comitato nazionale di sicurezza

Lunedì 25 marzo il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha tenuto una riunione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica a cui hanno partecipato i vertici delle forze di polizia e delle agenzie di informazione e sicurezza.

Nato nel 1981, il Comitato è un organo ausiliario esterno di consulenza del Viminale in materia di sicurezza e ordine pubblico.

matteo piantedosi ministro interno viminale allerta terrorismoFonte foto: ANSA
Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno

Il Comitato è chiamato, come previsto dall’articolo 19 della legge 121/1981, a dare un parere obbligatorio – ma non vincolante – su:

  • schemi dei provvedimenti di carattere generale concernenti le forze di polizia;
  • piani per l’attribuzione delle competenze funzionali e territoriali alle forze di polizia;
  • pianificazione finanziaria relativa alle forze di polizia;
  • pianificazione dei servizi logistici e amministrativi di carattere comune alle forze di polizia;
  • pianificazione della dislocazione e del coordinamento delle forze di polizia e dei loro servizi tecnici;
  • linee generali per l’istruzione, l’addestramento, la formazione e la specializzazione del personale delle forze di polizia.

Allarme terrorismo in Italia a Pasqua e Pasquetta

Dopo l’attentato a Mosca è scattata l’allerta terrorismo in tutta Europa, Italia compresa, vista anche l’imminente Pasqua.

Il Comitato nazionale di sicurezza ha di fatto effettuato un’analisi di quanto successo in Russia e, in vista delle festività, ha disposto “un’intensificazione delle attività di vigilanza e di controllo da parte delle forze di polizia con la pianificazione di specifici servizi operativi, fissi e dinamici, riservando la massima attenzione ai luoghi di maggiore aggregazione e transito di persone, nonché a tutti gli obiettivi sensibili, alla luce di un loro eventuale aggiornamento”.

L’intervista a Gregory Alegi sull’allerta terrorismo in Italia

Di seguito l’intervista concessa a Virgilio Notizie da Gregory Alegi, docente a contratto di Storia e Politica degli Stati Uniti nel Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università Luiss di Roma.

Che quadro vede? 

“I grandi assembramenti di persone e le feste religiose ahimè sono ormai da alcuni anni un momento di attenzione. La Pasqua non mi stupisce. Abbiamo qui una doppia vigilanza dopo l’attentato di Mosca e soprattutto per la matrice Isis, che era invece attenuata negli ultimi anni. La novità quindi è la ripresa della valutazione di una minaccia Isis”.

Come giudica questa minaccia? 

“Il problema è sempre lo stesso: abbiamo una percezione falsata perché quando un colpo va a segno ci preoccupiamo, ma non sappiamo quanti colpi siano stati prevenuti di volta in volta. È chiaro che il problema della sicurezza e della difesa va al di là della crisi del giorno. Tendiamo a focalizzarci sull’avvenimento che fa notizia ma in realtà sullo sfondo le crisi non risolte rimangono. Le cose non avvengono una per volta a turno: sono sempre lì e pronte a rialzare la testa. L’importante è non dimenticarselo. Non che l’Isis per qualche anno è stata l’unica minaccia e poi sparisce del tutto. Prima era una minaccia più attiva, ma resta una minaccia possibile in qualsiasi momento”.

Ci sono elementi per dire che è una minaccia più forte? 

“Bisognerebbe fare un calcolo più complesso. Per quanto sia stato scioccante, l’evento di Mosca è rimasto isolato: non sembra un’offensiva terroristica. L’allarme di possibili azioni c’era. Ma non è che ne sia seguito uno subito dopo. È difficile dire se sia un rischio sistematico. Bisogna abituarsi al fatto che queste minacce non riguardano un solo paese e che sono sempre sullo sfondo. Il fatto che in un certo momento ci sia l’attacco a Mosca non vuol dire che la settimana prima non ci fosse una minaccia anche da noi. La prevenzione non si vede. Non sappiamo tutto quello che viene evitato. Si fa forte sotto le feste la componente ideologico-religiosa, ma basterebbe la sola componente del grande evento per avere un rischio. Il terrorista di questo tipo non colpisce un obiettivo politico, una persona. Spara nel mucchio, e questo è più “facile” per esempio in Settimana Santa o insomma nei periodi di funzioni religiose. Ha un vantaggio asimmetrico, può colpire dove vuole. Che colpisca la chiesa di una grande città o una parrocchia in un paese sperduto, l’effetto è lo stesso: 30 morti in chiesa. Un effetto che crea terrore e che rende difficile la difesa. Al terrorista basta colpire uno qualunque di questi migliaia di punti, ed è impossibile difenderli tutti allo stesso livello”.

C’è un rischio in Italia? E se sì dove?

“È impossibile restringere i luoghi sensibili,  proprio perché gli obiettivi possono essere di qualsiasi tipo. La difficoltà del lavoro di intelligence è questa. Un conto è percepire la minaccia e il rischio, altro è dire dove sarà. Anche qualora ci fosse un grado di certezza, si eviterebbe di dirlo. Certo, alcuni luoghi sensibili sono chiaramente individuabili, ma proprio per questo possono diventare improbabili. Mi aspetto che San pietro sia blindata. Preferisco colpire lì perché nonostante le protezioni, avrebbe un effetto mediatico infinito, oppure – date le protezioni vado da un’altra parte? Questo tipo di terrorismo non fa più l’attentato chirurgico: spara nel mucchio per ottenere quel clima di terrore”.

Qual è il livello di sicurezza in Italia? 

“In queste cose è buona prassi non vantarsi troppo, perché la situazione è complessa. Ma contro certe minacce e certi rischi provenienti da certe aree geografiche godiamo di buona reputazione. Siamo abbastanza bravi nell’area Mediterranea e in generale nelle informazioni umane: quello è il nostro punto di forza. Mentre altri sono più bravi in quelle tecnologiche noi siamo più bravi a parlare e ascoltare. Rispetto ad altre intelligence occidentali, anche per motivi “etnici”, diciamo così abbiamo più facilità di muoverci e infiltrarci”.

allerta-terrorismo-italia-pasqua-comitato-sicurezza Fonte foto: ANSA
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