Allarme epidemia di morbillo negli Usa dopo due morti, paura anche in Italia: quali sono i sintomi e la cura
Morti per il morbillo negli Usa, c'è il rischio di un'epidemia: come evitare di ammalarsi, l'intervista al professore Luigi Lopalco
Aumenta la diffusione del morbillo negli Usa. In Texas è stata diramata un’allerta sanitaria ufficiale da parte del dipartimento dei Servizi sanitari dello Stato americano perché, vista la natura “altamente contagiosa della malattia” è probabile che si verifichino “ulteriori casi nell’area del focolaio e nelle comunità limitrofe”. I morti sono almeno due. Ma cresce la preoccupazione anche in Italia, di fronte a un costante calo delle vaccinazioni. Ai microfoni di Virgilio Notizie l’analisi di Pierluigi Lopalco, professore di Igiene presso l’Università del Salento: quali sono i sintomi e come si cura.
- Le vittime del morbillo negli Usa: rischio epidemia
- L’unica terapia è il vaccino
- L'intervista a Pierluigi Lopalco
Le vittime del morbillo negli Usa: rischio epidemia
Se le persone infettate in Texas hanno ormai superato le 120 (delle quali una ventina costrette al ricovero), ad allarmare è anche il numero dei morti.
Negli ultimi giorni se ne sono contati due, una delle vittime è un bambino: vano il ricovero in ospedale, a causa di complicanze.
Fonte foto: Getty
Come precisato dalle Autorità sanitarie, tutti i casi riguardano persone non vaccinate dal morbillo: la preoccupazione è alimentata anche dal fatto che era dal 2015 che in Texas non si registravano vittime a causa di questo virus.
Sul tema, ai microfoni dell’Adnkronos, l’infettivologo Matteo Bassetti del San Martino di Genova ha dichiarato che il secondo decesso “è il degno epilogo di una politica scellerata portata avanti da Robert Kennedy Jr. prima in Florida e ora come nuovo responsabile della sanità americana. Il pensiero no-vax ha colpito ancora, se c’era bisogno di un insegnamento, i due morti spero che scuotano la coscienza degli americani. Si devono rendere conto che senza vaccinazioni non si va da nessuna parte. Il morbillo rischia di tornare un problema significativo anche in un Paese evoluto come gli Usa”.
L’esperto ha poi aggiunto che “è gravissimo quello che sta accadendo. Potrebbe essere l’inizio di una epidemia, considerando che ci sono i casi che non vengono diagnosticati. La fascia più debole della popolazione in Usa ha difficoltà ad accedere all’assistenza sanitaria e di questo dobbiamo tenerne conto”.
L’unica terapia è il vaccino
Non esistono cure specifiche contro il morbillo, ma solo l’immunizzazione preventiva.
Come spiega l’Istituto Superiore di Sanità (Iss), “prima dell’introduzione del vaccino contro il morbillo negli anni ‘60, e dei programmi estesi di vaccinazione, si verificavano epidemie all’incirca ogni due o tre anni“.
Queste epidemie, a livello globale, causavano un numero stimato di “2,6 milioni di morti ogni anno. Grazie alla vaccinazione, si è verificata una significativa riduzione dell’incidenza del morbillo nel mondo. Tuttavia, la malattia rimane un’importante causa di morbilità e mortalità: si stima che nel 2022 siano morte di morbillo 136.200 persone, per lo più bambini di età inferiore ai 5 anni. La maggior parte dei decessi avviene in Paesi sottosviluppati”.
L’intervista a Pierluigi Lopalco
Che il morbillo avesse rialzato la testa era noto da tempo, ma cosa sta accadendo adesso? Perché si parla di allarme?
“Purtroppo l’aumento dei casi di morbillo non è un fenomeno nuovo perché ciclicamente si possono presentare episodi di aumento della malattia. Ogni volta che si assiste a un calo delle coperture vaccinali, infatti, il virus responsabile di questa malattia impiega poco tempo a creare ondate pandemiche, perché molto contagiosissimo. Se trova un varco per diffondersi lo fa rapidamente, come sta accadendo in Texas”.
Proprio in Texas ci sono state anche le prime vittime. È un segnale preoccupante?
“Sì, soprattutto perché l’immunizzazione è l’unica misura per contrastare la diffusione del virus, contro il quale non ci sono altre misure. Non esiste una terapia antivirale specifica. Quando si creano gruppi di persone non vaccinate, quindi, e questi raggiungono una soglia critica, ecco che se arriva un caso di morbillo si assiste a una epidemia proprio come quella che si sta registrando in Texas”.
Di fatto scompare, quindi, il cosiddetto “effetto gregge”?
“Esatto, l’effetto gregge è proprio calzante per il morbillo, perché la vaccinazione non protegge solo dalla malattia, ma anche dall’infezione. Significa che chi è infettato non trasmette l’infezione. Se il 95% della popolazione è immunizzato, quindi, il virus di fatto non circola più. Ma perché questa soglia rimanga tale occorre un impegno continuo nelle vaccinazioni. Al contrario, basta accumulare il 10% in meno di bambini che ogni anno non si vaccinano che dopo 10 anni si avrà una coorte intera di non immunizzati”.
Il problema, però, riguarda anche gli adulti, è così?
“Sì, perché molti adulti di oggi non hanno ricevuto l’immunizzazione da piccoli, perché non era prevista, e magari non si sono mai ammalati. L’epidemia a cui si sta assistendo in Texas, infatti, interessa molta popolazione adulta, così come anche in Italia è proprio questa fascia di età a preoccupare perché più a rischio. Si calcola che il 25% dei casi di morbillo nel nostro Paese riguardi proprio gli adulti”.
Quali sono i sintomi del morbillo, specie da adulti?
“A volte è difficile da diagnosticare perché, a meno di non essere in presenza di un focolaio, compare con una febbre alta e, solo successivamente, il classico eritema. Ma a volte si presenta come una infezione generalizzata, con febbre e dolori o congiuntivite, può persino essere scambiata per una malattia respiratoria e quindi il rischio è di ricorrere – sbagliando – all’antibiotico. Quando compare l’eritema si pensa che sia un’allergia al farmaco”.
Come si cura il morbillo, una volta ammalati?
“Purtroppo non ci sono antivirali specifici, come detto. Bisogna solo superare malattia con farmaci sintomatici, come gli antipiretici, e sperare che non subentrino complicazioni. Queste, però, possono anche essere piuttosto importanti perché il virus è aggressivo e può causare direttamente polmoniti, miocarditi ed encefalopatie; oppure, in modo indiretto, può causare infezioni che indeboliscono il sistema immunitario e lo espongono a malattie batteriche, perché è un forte immunosoppressore”.
Com’è oggi la situazione in Italia?
“La percentuale dei non vaccinati, dopo una crescita durante il periodo Covid, è man mano scesa e oggi è costante. Osserviamo, però, un accumulo progressivo di persone non vaccinate, specie tra gli adulti, tra le quali si può riaccendere un’epidemia. Occorrerebbe recuperare i non immunizzati, tramite un richiamo che si avvalga dei dati dell’anagrafe vaccinale: bisogna avvertire chi non ha una copertura dei rischi che corre”.
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