Alex Marangon ucciso durante il rito sciamanico secondo gli inquirenti: la possibile arma del delitto
Gli inquirenti tornano sul luogo del rito al quale ha partecipato Alex Marangon prima di morire nei pressi del Piave. Si cerca l'arma del delitto
Le indagini su Alex Marangon, il barman 25enne ucciso durante un rito sciamanico che stava seguendo all’interno dell’abbazia Santa Bona di Vidor (Treviso), continuano. Dopo i primi passi sulla pista della morte accidentale, gli inquirenti sono sempre più convinti che il giovane di Marcon (Venezia) sia stato ucciso. Per questo motivo mercoledì 10 luglio i carabinieri sono tornati nell’abbazia per un nuovo sopralluogo sia all’interno che all’esterno della struttura alla ricerca di indizi utili alle indagini. Tra questi, l’arma del delitto usata per uccidere Marangon.
Le ipotesi sull’arma del delitto
Come riporta Repubblica, dopo l’arrivo dei carabinieri all’abbazia sono arrivati il pm Giovanni Valmassoi della Procura di Treviso e l’anatomopatologo Alberto Furlanetto che ha eseguito l’autopsia sul corpo del 25enne.
All’interno dell’abbazia Santa Bona sono arrivati anche gli uomini della scientifica con il compito di setacciare palmo a palmo ogni angolo della struttura. Non soltanto la cappella in cui si è tenuto l’incontro di musica curativa cui stava partecipando Alex Marangon, ma anche tutti gli altri locali della struttura.
I carabinieri sono tornati all’abbazia di Vidor, dove si svolgeva il rito al quale Alex Marangon stava partecipando prima di essere ucciso da ignoti
Repubblica e Ansa scrivono che gli inquirenti sono alla ricerca dell’arma del delitto. Sarebbe un oggetto contundente che dovrà essere compatibile con le ferite che il cadavere presentava nella zona della testa.
Secondo le prime ipotesi, potrebbe trattarsi di un bastone o una pietra. Gli investigatori cercano l’oggetto a ridosso del fiume Piave, dove Alex Marangon ha trovato la morte dopo essersi allontanato dall’abbazia.
Alex ucciso da partecipanti del rito?
Per un primo tentativo di ricostruzione dei fatti che hanno portato alla morte di Alex Marangon è necessario fare un salto indietro nel tempo. Nella notte tra il 29 e il 30 giugno il 25enne si trovava all’interno della cappella dell’abbazia di Vidor nella quale si stava tenendo un evento musicale.
Probabilmente i partecipanti, mentre seguivano la musica, avrebbero assunto un decotto a base di ayahuasca, una pianta allucinogena particolarmente diffusa nell’America del Sud. In quel momento il 25enne potrebbe aver avuto una crisi e avrebbe deciso di allontanarsi dall’abbazia. Proprio per questo motivo due guaritori sudamericani, Johnny Benavides e un altro di cui non è stato divulgato il nome, avrebbero tentato di calmarlo e lo avrebbero inseguito per un breve tratto mentre il giovane si allontanava verso i boschi che circondano l’abbazia.
I due “curanderos” hanno lasciato l’Italia, ma secondo l’organizzatore Andrea Zuin sarebbero disposti a collaborare. Cos’è successo quella notte? Il corpo di Alex Marangon è ricomparso il 2 luglio sul greto del Piave. Per alcuni istanti gli inquirenti hanno ipotizzato che Alex sia stato ucciso da sconosciuti incontrati nei pressi del fiume, probabilmente disturbati dal 25enne mentre consumavano alcol e droghe.
Successivamente, gli investigatori si sono dimostrati sempre più convinti che l’assassino del barman di Marcon sia da ricercarsi tra i 20 partecipanti del rituale. Alex è stato ucciso mentre tentavano di calmarlo? Gli inquirenti sostengono che l 25enne sia stato picchiato violentemente per almeno un minuto.
L’ombra nei boschi
Secondo le ultime indiscrezioni, esisterebbe un video in cui è possibile sentire Alex Marangon parlare da solo in un primo momento, ma successivamente la sua voce griderebbe: “No, no”. Il filmato sarebbe al vaglio degli inquirenti.
Ancora, nello stesso video si vedrebbe qualcuno fuggire da un’altra persona che lo insegue, di cui si vedrebbe l’ombra. Le indagini continuano.