Alex Cotoia condannato per l'omicidio del padre Giuseppe Pompa, le parole prima della sentenza: "Sono pentito"
Il 21enne Alex Cotoia è stato condannato a 6 anni e 2 mesi per l'omicidio del padre, Giuseppe Pompa: prima della sentenza si è dichiarato pentito
Nella giornata di ieri, mercoledì 13 dicembre 2023, la Corte d’Appello di Torino ha decretato la condanna per omicidio ad Alex Cotoia, 21enne che nel 2020 ha ucciso il padre per salvare la madre da continue violenze. Prima che fosse emessa la sentenza, ha rilasciato alcune dichiarazioni al podcast di Luca Casadei.
- Le parole di Luca Casadei al podcast One More Time
- Il 21enne che ha ucciso il padre nel 2020 si dice pentito
- Le violenze di Giuseppe Pompa sarebbero iniziate anni fa
Le parole di Luca Casadei al podcast One More Time
Riportate da LaPresse, le dichiarazioni sono state rilasciate nel corso di un’ospitata al podcast One More Time e risalgono a qualche giorno prima della condanna a 6 anni e 2 mesi inflitta in appello, sentenza che ha ribaltato la decisione dei giudici in primo grado.
Il giovane, che nel 2020 ha ucciso il padre Giuseppe Pompa, ha detto che la madre Maria Cotoia per lui era diventata “la sua ossessione”. Quando andavano in macchina insieme, ha detto, “Mio padre la terrorizzava per gelosia e possessività ad un livello estremo. Lui era geloso e voleva a tutti i costi controllare in tutto e per tutto la vita di mia mamma“.
Alex Cotoia insieme alla madre e al fratello
Ha raccontato inoltre che la famiglia aveva paura di denunciarlo e di scappare, temendo le conseguenze: “Lui diceva ‘i carabinieri non arriverebbero in tempo, vi ritrovano tutti morti, vi faccio a pezzettini’. Il nostro pensiero era ora l’ammazza, Eravamo sempre in allerta e sotto pressione”.
Il 21enne che ha ucciso il padre nel 2020 si dice pentito
Nel corso dell’intervista, il giovane ha riflettuto anche su quanto accaduto il 30 aprile del 2020, quando durante l’ennesima sfuriata e temendo il peggio per la madre ha accoltellato Giuseppe Pompa causandone la morte. “Oggi sono pentito di quello che ho fatto” ha dichiarato. Il motivo lo racconta lui stesso:
È veramente difficile alzarsi e avere sulle spalle il peso di aver ucciso mio padre per salvare la mia famiglia. È un peso enorme. Sotto il punto di vista psicologico dico di aver già ricevuto il mio ergastolo.
Dopo la condanna per omicidio inflitta in appello, ha parlato anche la madre, vittima di soprusi e violenze da parte del marito. “Se io fossi stata l’ennesima vittima, l’ennesima donna ammazzata a chi interessa? Io non sarei qui” ha detto, ritornando a quell’episodio scatenato dal fatto che la donna avesse salutato un collega di lavoro con il sorriso.
Alex Pompa, che nel frattempo ha cambiato cognome prendendo quello della madre, lo ha fermato mentre si avvicinava ai coltelli di casa e gli ha inferto 34 fendenti, usando sei diversi coltelli uno dopo l’altro. La difesa aveva chiesto la piena assoluzione.
Le violenze di Giuseppe Pompa sarebbero iniziate anni fa
Sempre a One More Time di Luca Casadei, il 21enne che nel frattempo in questi anni ha provato a rifarsi una vita, conseguendo la maturità e laureandosi in scienze delle comunicazioni, ha raccontato altro del suo passato fatto di violenze e abusi da parte del padre. Ha detto:
La prima volta che mi ha picchiato avevo 6 anni. Avevo fatto cadere una cosa per terra e mi ha tirato un calcio così violento che sento il dolore ancora adesso se ci penso.
La situazione non è migliorata in seguito. Quando aveva 10 anni, ha iniziato a capire che nella loro famiglia c’era qualcosa di diverso: “Inizio a capire che insulti, minacce e botte nei confronti nostri e di mia mamma non erano cose normali… In pubblico era molto equilibrato, voleva apparire come una persona a modo. Usava le mani, cinghie e spesso anche coltelli“.
Con gli amici, Alex Cotoia inventava scuse, usando il fondotinta della madre per mascherare i lividi. “Questa cosa ha condizionato tantissimo il mio rapporto con gli altri perché avevo paura di relazionarmi, avevo paura che gli altri riuscissero in qualche modo a scoprire quello che stavo vivendo a casa” ha aggiunto, prima della condanna.