Al via a Fukushima lo sversamento di acqua radioattiva nell'oceano dalla centrale nucleare: quanto durerà
Iniziato il rilascio nell'oceano dell'acqua contaminata contenuta nei serbatoi della centrale nucleare di Fukushima
È iniziato lo scarico nell’Oceano Pacifico delle acque radioattive contenute nelle cisterne della centrale nucleare di Fukushima, in Giappone. L’operazione segue l’annuncio del governo di Tokyo fatto ad inizio settimana, nonostante le proteste di ambientalisti, popolazione locale e Paesi vicini, a partire dalla Cina.
Lo sversamento
Il rilascio in mare dell’acqua reflua contaminata stoccata per 12 anni dopo l’incidente alla centrale nucleare di Fukushima è iniziato come previsto il 24 agosto 2023 alle 13 ora locale (le 6 in Italia).
I tanti serbatoi dell’impianto nucleare contengono attualmente circa 1,34 milioni di tonnellate di acqua trattata, e secondo le previsioni arriveranno alla loro capacità massima già nel 2024. Da qui la decisione del rilascio in mare, che durerà per i prossimi 30 anni.
Il liquido contenuto nei serbatoi verrà via via diluito con acqua di mare e poi sversato nell’oceano tramite un tunnel sottomarino situato a un chilometro dalla centrale.
La Tokyo Electric Power (Tepco), la società che gestisce l’impianto, monitorerà le sostanze radioattive nelle acque vicine alla centrale, i primi dati sono attesi per domani 25 agosto.
La protesta della Cina
L’operazione è stata duramente criticata dalla Cina: la decisione del governo giapponese è “un atto estremamente egoista e irresponsabile in spregio all’interesse pubblico globale”, ha detto il ministero degli Esteri cinese.
“Lo smaltimento dell’acqua contaminata dal nucleare di Fukushima è una questione importante per la sicurezza nucleare. Il suo impatto va oltre i confini del Giappone e la questione non è affatto una questione privata del Giappone”, si legge nella nota.
“Il governo cinese adotterà tutte le misure necessarie per salvaguardare la sicurezza alimentare e la salute della popolazione”, ha aggiunto Pechino.
Corea del Sud chiede “trasparenza”
La Corea del Sud invece sostiene la decisione di Tokyo, ma chiede trasparenza nel rilascio dei dati. Il premier sudcoreano Han Duck-soo parla “preoccupazioni eccessive” in quanto il piano di smaltimento dell’acqua trattata nell’oceano, se eseguito secondo gli standard e le procedure messe a punto, non dovrebbe comportare danni significativi.
Il primo ministro di Seul però sollecita “il governo giapponese a divulgare informazioni in modo trasparente e responsabile sul processo di scarico dell’acqua che continuerà nei prossimi 30 anni”.