Al processo per il crollo del ponte Morandi un ex dirigente ha detto che i rischi erano noti dal 2010
L'ex manager Gianni Mion dice di aver saputo del rischio crollo del ponte Morandi in una riunione tenutasi nel 2010 alla presenza di alti dirigenti
I vertici della holding dei Benetton avrebbero saputo che il Ponte Morandi di Genova rischiava di crollare, ma non fecero nulla e il ponto collassò nel 2018 causando la morte di decine di persone. A parlare al processo sulle responsabilità del crollo del ponte è Gianni Mion, ex Ad della holding dei Benetton Edizione.
- La tragedia del ponte Morandi
- Il processo per il crollo del ponte Morandi
- Autocertificazione sullo stato del ponte Morandi
La tragedia del ponte Morandi
Alle ore 11:36 del 14 agosto 2018, nel pieno del traffico in vista del Ferragosto, un pilone del viadotto Morandi crollò. Morirono in 43 tra automobilisti e personale dell’azienda municipalizzata dei rifiuti che stavano lavorando nell’isola ecologica sotto al ponte.
11 i feriti. Gli sfollati furono 566. Alcuni edifici vennero dichiarati inagibili e vennero poi demoliti. Il ponte Morandi è poi stato demolito nel 2019.
Dopo l’apertura delle indagini i periti presentarono un documento in procura sostenendo che il ponte fosse crollato per scarsa manutenzione.
Il processo per il crollo del ponte Morandi
Gianni Mion ha affermato di essere stato a conoscenza di un ipotetico rischio di crollo dal 2010.
Interrogato dal pubblico ministero, Mion ha dichiarato di essere stato presente a una riunione sul ponte Polcevera: “Ho un vivissimo ricordo, a quell’incontro parteciparono Castellucci e l’allora direttore generale Mollo di Aspi”.
Le parole di Mion fanno riferimento a una riunione a cui presero parte dirigenti e tecnici.
“In una riunione fra manager e dirigenti emersero dubbi sul fatto che il Ponte Morandi potesse rimanere in piedi, a causa di un grave difetto di progettazione“, ha detto l’ex AD della holding Edizione, Gianni Mion.
Autocertificazione sullo stato del ponte Morandi
“Io chiesi se c’era un ente terzo che certificasse la stabilità del viadotto, mi dissero che lo autocertificavamo… quella risposta mi terrorizzò…”
Poi un riferimento a Giovanni Castellucci, ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia: “Castellucci era presente e non disse nulla… Era un accentratore forsennato, si occupava di ogni dettaglio”, ha aggiunto Mion.
Mion ha sostenuto i suoi dubbi di allora dicendo “l’autocertificazione sembrava assurda soltanto a me, nessun altro aveva dubbi di nessun genere, erano tutti d’accordo”.
Dopo queste frasi è intervenuto l’avvocato Giorgio Perroni, uno dei difensori del pool Autostrade: “Bisognerebbe interrompere la deposizione e valutare elementi di reità a carico di Mion”.