Lo sfogo del medico afghano rientrato da Kabul: "Ci sentiamo traditi"
Le parole di alcune persone rientrate in Italia da Kabul dopo la presa del potere da parte dei talebani
“Ci sentiamo traditi. I nostri collaboratori hanno creduto in noi e ora sono abbandonati e rischiano a vita”. Sono le parole del medico afghano Arif Oryakhail, collaboratore dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo, rilasciate ai giornalisti appena sbarcato dal volo che l’ha portato in salvo da Kabul a Fiumicino.
“Abbiamo lasciato collaboratori a Kabul e non sappiamo ora come aiutarli, come dobbiamo fare. Donne che non possono muoversi, che hanno collaborato con noi, che abbiamo formato: ostetriche, medici che lavoravano con noi e ora sono abbandonati”.
Tutti gli afghani che hanno collaborato in qualche modo con il governo amico dell’Occidente o con le ong rischiano pesanti ritorsioni da parte dei fondamentalisti. “I talebani – spiega – stanno cercando i nostri colleghi casa per casa. In migliaia stanno rischiando la vita”.
“Io sono un medico rifugiato che ha collaborato a progetti sanitari a Kabul e nelle province. Abbiamo costruito progetti ed ora sono abbandonati. Avevo creduto molto nella transizione ed ora sono deluso”, ha aggiunto.
Kabul, le parole del cooperante italiano
Sullo stesso volo atterrato a Fiumicino anche Pietro del Sette, cooperante nel settore dell’agricoltura per la stessa agenzia. “La situazione tra ieri e l’altro ieri – ha detto a Repubblica – è peggiorata ulteriormente, l’aeroporto civile è stato chiuso, noi siamo stati gli ultimi a partire ma ci sono altri italiani, non so quanti, e la speranza è che la componente dell’aeroporto militare riesca a portare a termine il nostro programma di rimpatrio. Quel che è accaduto è un fallimento che fa molto male“.
Kabul, la testimonianza dell’operatore di Emergency
A bordo dell’aereo dell’Aeronautica Militare che ha riportato a casa un settantina di persone tra italiani e collaboratori afghani, c’è anche un operatore di Emergency, Michele Bertelli: “Siamo rimasti sorpresi anche noi dalla velocità dell’avanzata dei talebani”.
“Al momento – spiega – i nostri progetti vanno avanti al 95% con personale afghano, questo però non significa che i nostri ospedali non siano attivi al 100%. Anzi, mai come in questo momento la nostra attività è essenziale.”.
“La volontà di Emergency – ha aggiunto – è quella di restare in campo in Afghanistan rimodulando il nostro staff medico e far rientrare così colleghi che non siano strettamente necessari per le attività cliniche. Emergency non è andata via“.