Afghanistan, proteste e vittime: parla l'ex presidente Ghani
In Afghanistan continuano gli scontri tra talebani e popolazione locale: parla il console italiano
Proteste, sangue e morte a Jalalabad, in Afghanistan: “centinaia, se non migliaia” di persone si sono movimentate innescando scontri con almeno due morti e dodici feriti. Secondo una testimonianza raccolta da Skytg24 le vittime sarebbero 35. Le persone scese nelle strade hanno protestato contro l’abolizione della bandiera nazionale afghana, sostituita ovunque dai talebani vittoriosi con la loro.
A spiegare la situazione incandescente è Al Jazeera: “Da quando abbiamo visto l’arrivo dei Talebani, tutte le bandiere sono state un po’ alla volta rimosse e rimpiazzate dalle loro. Lo abbiamo visto a Kabul”.
“A molta gente questo non piace, ma molti hanno dovuto rassegnarsi. Ma a Jalalabad non si sono rassegnati e qui c’è stata la resistenza di una buona fetta della comunità”, scrive Rob McBride dell’emittente qatariota.
A Bamiyan intanto i talebani hanno abbattuto la statua di Abdul Ali Mazari, leader della milizia sciita che aveva combattuto contro di loro durante la guerra civile degli anni ’90, e che era stato assassinato nel ’96, dopo la conquista del potere da parte degli estremisti islamici.
Uno dei leader dei talebani avrebbe annunciato che il Paese seguirà la legge islamica e non sarà una democrazia.
Afghanistan, torna a parlare l’ex presidente Ghani
Per la prima volta dopo la fuga da Kabul, è tornato a parlare in pubblico l’ex presidente afghano Ashraf Ghani. “Sono negli Emirati Arabi Uniti. Mi sto attualmente consultando per tornare in Afghanistan e combattere per la sovranità dell’Afghanistan. Tornerò presto”, ha detto in videomessaggio.
Ghani ha respinto le accuse secondo cui avrebbe lasciato il Paese portando via con sé decine di milioni di dollari e ha detto di aver deciso di partire per “evitare un bagno di sangue“.
“Prima di lasciare il Paese – ha spiegato – stavo lavorando con i talebani per negoziati che fissassero le condizioni per una transizione pacifica dei poteri, per tenere Kabul al sicuro”.
“Non volevo che da Kabul iniziasse un bagno di sangue come in Siria o nello Yemen, così ho deciso di andare via, di lasciare Kabul. Se fossi rimasto presidente dell’Afghanistan – ha detto – la gente sarebbe stata impiccata e questo sarebbe stato un disastro terribile nella nostra storia”.
Afghanistan, atterrato a Fiumicino secondo volto con 86 passeggeri
Nel frattempo in Italia è atterrato il secondo volo dell’Aeronautica Militare con a bordo 86 persone, tra cui alcuni italiani, numerosi ex collaboratori afghani e i loro familiari, personale della Delegazione dell’Unione europea e Nato, evacuati da Kabul.
“Il nostro impegno – ha spiegato il ministro Lorenzo Guerini – è lavorare col massimo sforzo per completare il piano di evacuazione dei collaboratori afghani, degli attivisti e di chi è esposto al pericolo”.
Il titolare della Difesa ha poi annunciato il decollo di altri due aerei diretti alla capital afgana “per imbarcare altre 103 persone che verranno poi trasportate in Italia con volo dell’Aeronautica Militare.”
Console italiano a Kabul: “Abbiamo assistito a scene drammatiche”
“Abbiamo purtroppo dovuto assistere a scene drammatiche” ma “siamo riusciti in condizioni di assoluta emergenza a riportare a casa i nostri connazionali e alcuni dei nostri collaboratori afghani che in questi anni ci hanno consentito di operare in un contesto difficile. In Afghanistan stiamo assistendo ad una grande tragedia umanitaria e tutti stiamo dando il massimo mettendoci tutto il cuore e la professionalità di cui siamo capaci”. Così all’Ansa Tommaso Claudi, console italiano, rimasto a Kabul per mantenere un collegamento operativo con la Farnesina e gestire tutte le operazioni di rientro in loco.
“La macchina della Farnesina – aggiunge il diplomatico – non si è fermata un attimo ed ha continuato ad operare senza sosta, in stretto coordinamento con la catena militare italiana e internazionale. Stiamo monitorando continuamente l’evolversi della situazione e siamo in contatto continuo con il resto dell’Ambasciata a Kabul che, dopo il rientro in Italia dall’Afghanistan, si è immediatamente ricostituita presso la Farnesina ed è già pienamente operativa”.