Acqua contaminata della centrale nucleare di Fukushima riversata in mare: è polemica, la posizione dell'Aiea
Polemica sulla decisione del Giappone di riversare in mare l'acqua contaminata della centrale nucleare di Fukushima
Fa discutere e crea caos e polemica la decisione da parte del Giappone di riversare in mare l’acqua contaminata della centrale nucleare di Fukushima. L’impianto, nel 2011 coinvolto in un grave incidente dopo il sisma, sarà liberato di milioni di tonnellate d’acqua a partire da giovedì 24 agosto 2023.
La decisione del Giappone
Ad annunciare la decisione del Giappone è stato il premier nipponico Fumio Kishida, che dopo aver ispezionato alcuni giorni fa la centrale in fase di smantellamento e aver incontrato le associazioni locali dei pescatori, ha comunicato il via libera al riversamento in mare.
L’autorizzazione alla procedura era stata data anche dal predecessore di Kishida, Yoshihide Suga, nell’aprile 2021.
Lo scarico in mare avverrà a circa un chilometro dalla costa giapponese, tramite un condotto sottomarino costruito a tale scopo. Il tutto avverrà sotto la supervisione dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), un processo che dovrebbe durare fino all’inizio degli anni 2050, al ritmo di un massimo di 500.000 litri evacuati al giorno.
La polemica
Ma a opporsi a questa decisione sono stati in primis i Paesi vicini, ma anche gli ambientalisti. La Cina, appresa la decisione, ha vietato alcune importazioni alimentari da 10 prefetture giapponesi e dell’industria ittica locale, preoccupata per la reputazione dei prodotti provenienti dall’area.
Hong Kong, invece, ha annunciato che attiverà “immediatamente” limitazioni sulle importazioni di alcuni cibi dal Giappone.
Le organizzazioni ambientaliste, come Greenpeace, hanno criticato il piano giapponese accusando il governo di minimizzare i rischi di radiazioni.
La posizione dell’Aiea
Ma la decisione ha ricevuto l’ok da parte dell’Aiea. L’Agenzia internazionale per l’energia atomica, infatti, ha concesso il proprio benestare a tale operazione, sostenendo che l’impatto radiologico su persone e ambiente sarà insignificante o “trascurabile”.
L’agenzia ha infatti specificato che impianti nucleari di tutto il mondo attuano già questo processo e che sarà mantenuta una presenza in loco durante la revisione e verranno pubblicati dati che saranno condivisi con la comunità globale, compreso il monitoraggio delle rilevazioni in tempo reale.
Il processo e i rischi
Ma il processo è sicuro? Come riferisce il Corriere della Sera, prima di essere riversata in mare l’acqua viene trattata tramite un processo di filtrazione chiamato “Advanced Liquid Handling System” (ALPS). Si tratta di un’operazione che rimuove la maggior parte delle sostanze radioattive. Tutte tranne una.
A resistere, infatti, è il trizio che non può essere rimosso con le tecnologie esistenti. Si tratta di un isotopo radioattivo, un radionuclide, naturalmente presente nell’acqua marina, il cui impatto radiologico è basso. Se inalato o ingerito, il trizio può rappresentare un rischio solo in dosi molto elevate.
Per decenni il trizio è stato regolarmente rilasciato nell’acqua dalle centrali nucleari in funzione in tutto il mondo, così come dagli impianti di ritrattamento delle scorie nucleari come quello di La Hague in Francia.