Record scalata K2, sherpa morto. Accuse a Kristin Harila che si difende: "Abbiamo tentato di salvarlo"
Il gruppo di Kristin Harila è stato accusato di aver lasciato morire uno sherpa per il record sul K2, la replica: "Abbiamo tentato di salvarlo"
Si tinge di giallo il record di scalata stabilito dalla norvegese Kristin Harila, che a fine luglio è salita sulle 14 montagne più alte del mondo dimezzando il record precedente. Secondo due alpinisti austriaci che si trovavano sul K2 Harila avrebbe abbandonato uno sherpa – un portatore – rimasto ferito durante la scalata. In un video girato dagli austriaci Wilhelm Steindl e Philip Flämig viene mostrato un gruppo di scalatori e, a terra, Mohammed Hassan, che morirà poco dopo. Dal team di Kristin Harila, però, hanno tenuto a precisare che nel filmato non appare la scalatrice e che le riprese risalgono a ore dopo che Kristin e il suo gruppo hanno tentato di salvare l’uomo.
- Portatore pakistano rimasto ferito sul K2
- Le accuse dei due scalatori austriaci
- Harila respinge le accuse
- Avviate le indagini sul caso
Portatore pakistano rimasto ferito sul K2
La scalatrice norvegese, ex sciatrice di fondo, ha negato le accuse mosse dagli alpinisti austriaci spiegando che le condizioni rendevano impossibile salvare il portatore pakistano.
Quest’ultimo era rimasto ferito lo scorso 27 luglio cadendo in uno dei punti più complicati della scalata al K2, la seconda vetta più alta al mondo dopo l’Everest.
Le accuse dei due scalatori austriaci
Come già detto, la versione dei due scalatori austriaci è invece diversa.
Secondo Steindl e Flämig il gruppo avrebbe potuto portare in salvo lo sherpa, ma avrebbe preferito puntare al record. Solo un componente del gruppo è rimasto insieme ad Hassan. I due alpinisti hanno raccontato la vicenda al giornale austriaco Standard: “Una cosa del genere sarebbe impensabile sulle Alpi.
Hassan è stato trattato come un essere umano di serie B, se si fosse trattato di un europeo sarebbe stato soccorso immediatamente”, hanno detto.
Harila respinge le accuse
Kristin Harila e il suo team hanno negato le accuse, fornendo una dettagliata ricostruzione di quanto accaduto.
La questione ha dunque dei contorni ancora da chiarire: Kristin Harila mediante il suo staff, dichiara infatti la propria estraneità alla vicenda e che tale ricostruzione dei fatti non sia veritiera.
Infatti secondo il team della scalatrice norvegese, ci sono due punti che è doveroso rimarcare: il primo è che nel filmato non appare la scalatrice e il secondo è che le riprese risalgono a ore dopo che Kristin e il suo gruppo hanno tentato di salvare l’uomo. Quindi la verità su questa vicenda è ancora da capire e Harila prende le distanze dalle accuse con queste parole:
“Abbiamo provato a sollevarlo per un’ora e mezza e il mio cameraman è rimasto un’altra ora a prendersi cura di lui. In nessun momento è stato lasciato solo”, ha detto Harila. Secondo l’alpinista norvegese le condizioni meteo non consentivano di fare altro per salvarlo.
Inoltre, ha proseguito, Hassan è caduto probabilmente nella parte più pericolosa della montagna “dove portarsi dietro qualcuno è estremamente complicato sia perché il percorso è strettissimo, sia per via della neve”.
Avviate le indagini sul caso
Per fare completa chiarezza su quanto accaduto, come riportato da ‘Sky News’ nella giornata del 12 agosto, è stata avviata un’indagine.