,,

A che punto è il vaccino per la celiachia: l'intervista a Marco Silano (Istituto superiore di sanità)

Si parla di un vaccino e di alcuni farmaci specifici per la celiachia: l’esperto dell’Iss, Marco Silano, fa il punto su ricerca e sperimentazioni

Pubblicato:

È il sogno di ogni celiaco: poter disporre di un vaccino che gli permetta di mangiare normalmente, compresi gli alimenti che contengono il glutine, senza effetti collaterali. Da tempo ci si lavora e di recente sono arrivate notizie incoraggianti. La fase 2 di sperimentazione del vaccino per la celiachia avrebbe dato riscontri positivi. Ai microfoni di Virgilio Notizie ne ha parlato Marco Silano, esperto dell’Istituto superiore di sanità.

I farmaci per la celiachia

Oltre al vaccino si studiano anche nuovi farmaci, che avrebbero la valenza di un vaccino pur non essendo equivalenti come tipologia di azione e somministrazione.

Ma a quando una soluzione per la popolazione celiaca, che in Italia si stima sia l’1% di quella totale, per un totale di oltre 241mila persone?

marco silano celiachiaFonte foto: ANSA
Marco Silano, primo ricercatore e direttore del Reparto di alimentazione, nutrizione e salute presso il Dipartimento di sicurezza alimentare, nutrizione e salute dell’Istituto superiore di sanità

L’intervista a Marco Silano

“Ad oggi l’unica soluzione disponibile ed efficace è solo la dieta senza glutine, questo va ripetuto. È vero che si sta lavorando a diverse sperimentazioni in campo farmaceutico, ma occorre prudenza, insomma, non il momento di illudersi di aver trovato un vaccino o di essere vicino a poterlo avere”, chiarisce Marco Silano, primo ricercatore e Direttore del Reparto di Alimentazione, Nutrizione e Salute presso il Dipartimento di Sicurezza Alimentare, Nutrizione e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità.

Si è tornato a parlare del vaccino per la celiachia perché l’azienda biofarmaceutica globale Takeda prevede di lanciare tre nuove terapie entro il 2025, che permetterebbero un miglioramento nella qualità di vita dei celiaci. Cosa sappiamo al momento?

“La sperimentazione è ancora in fase 2, quindi occorrerà attendere anche che sia completata la fase 3. Significa che al momento abbiamo dati preliminari. Si è indagata soprattutto la sicurezza, in un gruppo di una sessantina di pazienti celiaci, che è dunque molto ridotto. È vero che i risultati sono promettenti, ma occorrerà ancora del tempo prima di avere farmaci efficaci”.

Come funzionerebbero i nuovi farmaci contro la celiachia? Come potrebbero “spegnerla”?

“Ciò a cui si sta lavorando è un prodotto in grado di agire sul meccanismo del sistema immunitario che genera alti livelli della proteina interleuchina 15, coinvolta nella risposta al glutine. È il mediatore principale dell’infiammazione che sta alla base della malattia. L’idea è quella di ridurne l’azione in modo da non generare la reazione del sistema immunitario allo stesso glutine”.

Ma come è possibile raggiungere questo obiettivo e con che conseguenze?

“Il punto fondamentale è proprio questo. Non si tratta di un interruttore che si può spegnere o accendere a piacimento: se lo si blocca a livello intestinale occorre tenere presente le conseguenze che questo può portare anche su altre funzioni fisiologiche in cui l’interleuchina 15 è coinvolta. In altre parole, dal momento che si tratta di una proteina che ha lo scopo di combattere virus e altre molecole potenzialmente dannose per l’organismo, coinvolte nelle malattie infettive per esempio, se la si blocca si rischiano conseguenze importanti in termini di abbassamento delle risposte alle infiammazioni in genere.

Questo induce alla prudenza, dunque. Ma esiste una possibilità di arrivare a un vaccino e a chi sarebbe destinato?

“È difficile fare previsioni al momento sui tempi, sicuramente si sta lavorando per arrivare a nuove terapie. Tutti ci auguriamo di raggiungere risultati efficaci e sicuri il prima possibile. L’obiettivo resta quello di disporre di un farmaco per tutti i celiaci, ma occorre cautela per non generare false speranze”.

I farmaci, in ogni caso, sarebbero terapeutici e differenti rispetto a un vaccino?

“Certamente. Al momento ci si è concentrati su possibili farmaci. Il vaccino, pur sempre destinato a tutte le persone che soffrono di intolleranza al glutine, agirebbe in modo diverso bloccando i peptidi tossici della gliadina, la proteina contro la quale le persone celiache hanno una risposta immunitaria che si traduce nella presenza di anticorpi IgA. Si tratta di una proteina che è presente, infatti, in quasi tutti i cereali ed è derivata dal glutine”.

Il numero di persone con diagnosi di celiachia è in crescita, ma pur sempre sottostimata. Aumentano anche coloro che lamentano “sensibilità” al glutine. Che differenza c’è?

“Chiariamo che la cosiddetta ‘sensibilità al glutine’ non esiste e non c’entra con la celiachia. Questa è una malattia su base genetica, che ha come cause una predisposizione genetica e si unisce alla presenza di glutine nella dieta. Diverso è il discorso di coloro che sono più sensibili ai fastidi che possono essere collegati ad altre molecole, cosiddette FodMap”.

Di cosa si tratta? Hanno a che fare con la dieta FodMap (acronimo di Fermentable Oligo-saccharides, Disaccharides, ndr) di cui si parla molto di recente?

“Sì, sono alimenti ricchi di zuccheri fermentabili che sono alla base di fastidi intestinali come gonfiore e dolore addominale, diarrea, stipsi, eccetera”.

Si tratta soprattutto di fruttosio, lattosio, polioli, fruttani e galatto-oligosaccaridi, presenti ad esempio in mele, pere, frutta disidratata, anguria, prugne, pesche, albicocche, ciliegie, frumento e segale, legumi, ma anche carciofi, funghi, porri, cipolle, cavolfiori. Questo significa che non c’entrano nulla con la celiachia?

“Esatto. Di questa dieta si parla molto ultimamente: come spesso accade anche quelle con una base ‘scientifica’, le diete sono soggette a mode”.

TAG:

vaccino-celiachia Fonte foto: ANSA
,,,,,,,,