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200 mila abusi in Nuova Zelanda su bambini e adulti dagli orfanotrofi agli ospedali psichiatrici: i dati choc

Una inchiesta svela decenni di abusi nelle strutture assistenziali della Nuova Zelanda: oltre 200 mila vittime, soprattutto bambini

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Oltre 200.000 bambini, giovani e adulti abusati per decenni in orfanatrofi, case famiglia e ospedali psichiatrici della Nuova Zelanda. È il risultato di una inchiesta pubblica durata sei anni che ha analizzato le cure fornite negli istituti statali e religiosi del Paese dal 1950 al 2019. Mercoledì 24 luglio, dopo la pubblicazione del rapporto finale, il primo ministro neozelandese Christopher Luxon ha chiesto pubblicamente scusa e promesso riforme e risarcimenti per le vittime.

L’inchiesta sugli abusi in Nuova Zelanda

L’inchiesta, durata sei anni, è stata realizzata dalla Commissione reale sulle riparazioni per le vittime di abusi, costituita dal governo neozelandese nel 2018.

E ha indagato su abusi di vari genere che sarebbero stati subiti da bambini, giovani e persone vulnerabili all’interno di istituti assistenziali, sia statali che gestiti dalla Chiesa o da altre istituzioni religiose, come orfanotrofi, case famiglia, ospedali psichiatrici e strutture per persone con disabilità.

200 mila abusi in Nuova Zelanda su bambini e adulti dagli orfanotrofi agli ospedali psichiatrici: i dati chocFonte foto: ANSA
 Il primo ministro neozelandese Christopher Luxon

L’indagine ha preso in esame un lungo arco temporale, dal 1950 al 2019, nel corso del quale sono passate in queste strutture circa 655 mila persone, un numero molto alto se si considera che la popolazione neozelandese è oggi di oltre 5 milioni di abitanti.

“Questo è un giorno buio e doloroso nella storia della Nuova Zelanda”, ha dichiarato il primo ministro neozelandese Christopher Luxon commentando i risultati del rapporto, secondo quanto riporta Reuters. “Avremmo dovuto fare meglio e siamo determinati a farlo”, ha aggiunto.

200 mila abusi in orfanotrofi e ospedali psichiatrici

I primi risultati dell’inchiesta erano stati diffusi già alcuni anni fa, i dati contenuti nel rapporto finale della commissione sono choccanti.

Nell’arco di 70 anni hanno subito una qualche forma di abuso in istituzioni statali e religiose oltre 200 mila persone dai 9 mesi ai 20 anni, quasi uno su tre di quelli passati in queste strutture.

Gli abusi a cui si fa riferimento sono di vario tipo: soprattutto fisici e sessuali, ma non solo: nel rapporto di parla anche di uso eccessivo di farmaci, elettroshock, isolamento ingiustificato, insulti razzisti e maltrattamenti in generale.

La maggior parte delle vittime degli abusi sono bambini tra i 5 e i 10 anni, soprattutto maori.

Maori la maggior parte delle vittime

I maori sono infatti la maggioranza dei bambini che entrano nelle strutture di assistenza neozelandesi, quasi il 70%, e di quelli che subiscono abusi e maltrattamenti, nonostante siano meno del 20% della popolazione totale.

Tra i comportamenti contestati nel rapporto sulla base di diverse testimonianze c’è anche la volontà di cancellare l’identità culturale maori, specie nelle strutture gestite da istituzioni religiose.

Nel rapporto si parla di una “disgrazia nazionale” e si afferma che queste gravi violazioni sono avvenute mentre la Nuova Zelanda si promuoveva a livello internazionale e nazionale come bastione dei diritti umani e come un paese giusto e sicuro.

I risarcimenti

Come riporta Abc News, il rapporto finale della commissione si chiude con una serie di raccomandazioni per il governo, da una nuova legislazione alla creazione di un’agenzia apposita per supervisionare l’intero settore.

La commissione ha inoltre raccomandato di risarcire le vittime degli abusi e le loro famiglie. Secondo il premier Luxon i risarcimenti potrebbero ammontare a miliardi di dollari.

“Stiamo avviando le conversazioni sui risarcimenti e stiamo portando avanti questo lavoro con i gruppi di sopravvissuti”, ha dichiarato.

abusi-nuova-zelanda Fonte foto: 123RF
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